L’uomo sembra essere per sua natura attratto irresistibilmente da ciò che gli è proibito – d’altra parte, è anche l’unico animale che sin dalla nascita deve sottoporsi a innumerevoli regole. Dietro al gusto per il proibito c’è principalmente una grande curiosità, il fattore che ha portato la nostra specie a evolvere e migliorare costantemente le proprie tecnologie. Il fatto che ci piaccia ciò che non potremmo fare è semplicemente lo scotto da pagare in cambio delle innumerevoli scoperte che ci hanno migliorato la vita dalla preistoria a oggi.
Le narrazioni più antiche della nostra civiltà raccontano il fascino dell’uomo per il proibito e, purtroppo, anche la sua facilità a cadere in tentazione. Pensiamo alla storia di Adamo ed Eva, o ai brani dell’Odissea in cui vengono raccontate le tragiche conseguenze dell’avventatezza dei compagni di Ulisse.
Studi medici moderni hanno dimostrato che la nostra mente, appena incontra un divieto, si appassiona immediatamente alla cosa proibita, sviluppando un rifiuto estremo o al contrario un’irresistibile tentazione. Amiamo sfidare il proibito non solo perché siamo curiosi, ma anche perché il divieto stesso alimenta il nostro interesse.
Tra le mille dimostrazioni possibili di questo fenomeno, potremmo addurre ad esempio la grande passione degli italiani per le scappatelle extraconiugali: un Paese, come il nostro, che possiede una forte matrice cattolica, è in vetta alla classifica europea dell’infedeltà. Qualcosa vorrà pur dire.
Chiaramente, spesso e volentieri, il proibito è tale perché cela pesanti rischi. Pensiamo ad esempio alle droghe, che sono vietate dalla legge per via dei loro effetti devastanti sul fisico e sulla psiche di chi ne è dipendente. Oppure pensiamo ai limiti di velocità imposti ai veicoli, necessari per evitare incidenti mortali sulle strade. Sono tanti i motivi, consci o inconsci, che portano alcune persone a scavalcare questi limiti diventando impulsive e spericolate. Il fascino del proibito e il desiderio di trasgredire rappresentano sicuramente una delle motivazioni principali, perché aumentano il piacere insito in un certo comportamento. Un importante studio della Columbia University, nel Regno Unito, sostiene che il fascino del proibito si riduce quando la rinuncia avviene collettivamente. Per questo esistono tanti gruppi di auto mutuo aiuto per chi soffre di determinate dipendenze, e in questo caso il supporto degli altri diventa fondamentale.
Certo, non tutti i divieti sono sensati e non tutte le cose proibite sono pericolose, specie se in piccole quantità. Pensiamo ad esempio a chi è a dieta e soffre perché pensa di non potersi concedere un dolce o una fetta di pizza. Se la persona pensa al divieto in modo rigido non farà mai uno strappo alla regola, ma vivrà la dieta come una sorta di punizione. Al contrario, se la persona supera costantemente il limite rinuncia, di fatto, ai presupposti di un’alimentazione sana. In questo caso, più che rispettare il divieto in modo “religioso”, bisognerebbe adottare un atteggiamento più morbido e realista.
Sicuramente per avere un rapporto migliore con il proibito, che non sfoci in fobia o sregolatezza, bisognerebbe evitare di dare tutto per scontato e ragionare lucidamente sul perché dei divieti. Se si attiva la razionalità si può concludere che il divieto di assumere droghe potenzialmente letali o di guidare a duecento all’ora va preso alla lettera perché altamente pericoloso; il divieto di mangiare ogni tanto un dolce anche se si è a dieta non deve essere interpretato rigidamente ma può essere negoziato; il divieto di tradire il partner… ecco, quello si riferisce a una questione morale squisitamente individuale.