Anche se il famoso detto “la mia libertà finisce dove comincia la libertà dell’altro” esplicita in modo chiaro il principio che deve stare alla base dei rapporti sociali intesi in senso lato, esso poi va a declinarsi in mille sfaccettature nei rapporti personali più stretti: familiari o amorosi che siano.
L’uomo, si sa, è un animale sociale e fin dall’antichità ha dovuto costantemente rapportarsi con i suoi simili in ogni ambito della sua vita, dalla dimensione lavorativa a quella degli affetti. In questo campo le dinamiche sono molto più articolate e sottili, se poi scendiamo all’interno dei rapporti amorosi esse si frastagliano come filigrana.
Nel nostro tempo fatto spesso di amori liquidi il concetto di negoziazione/compromesso si fa sempre più difficile non solo da comprendere in termini concettuali ma soprattutto da applicare nel concreto dal momento che va a cozzare contro la sfera del singolo, dei suoi diritti e delle sue prerogative che vengono sempre di più riconosciuti e tutelati dalla società, pensiamo al femminismo e ad altri movimenti di tutela dei diritti individuali in senso antitradizionale.
Nel rapporto uomo/donna la bilancia non di rado si vedeva pendere a favore del primo nella società tradizionale di stampo patriarcale come la nostra che relegava la donna ad un ruolo esclusivo di cura della casa. Al netto di qualche forma sociale di tipo matriarcale nel mondo, la donna ha sempre avuto un ruolo subordinato all’uomo nel rapporto amoroso, considerato che l’unico ambito a lei riconosciuto era quello fisiologico della gravidanza e della crescita dei figli.
La sfera sessuale era appannaggio esclusivo del maschio, non solo nei rituali ma anche nella sfera del piacere se si pensa alla funzione passiva nella quale è stata relegata per secoli la donna e del resto la funzione del rapporto sessuale è sempre stata assorbita dalle finalità riproduttive.
Nella nostra società, con l’emancipazione femminile sia nel mondo del lavoro che nella sfera individuale, il rapporto uomo/donna si è sbilanciato, in molti casi capovolto a favore del femminile. Non è stata e non è ancora indolore la revisione dei ruoli dal momento che, in una certa percentuale, risulta per lo più subìta dall’uomo, incapace per retaggio culturale di riconoscere appieno le istanze femminili nella coppia.
La negoziazione fra le esigenze dei partner comporta sempre di più una capacità ragionata di riconoscere in primis le necessità dell’altro e in secundis di valutarle alla luce delle proprie in un lavoro di compromesso per il benessere e la sopravvivenza di coppia. Quindi:
L’etica dell’individualismo che si va affermando negli ultimi anni tende a negare la negoziazione e a sostituirla con il rifiuto, facendo sì che le persone convivano seguendo ognuna la propria strada, senza mai cedere alle richieste altrui o mediare tra queste e i desideri personali. Questo modo di comportarsi ha l’effetto collaterale di aumentare la distanza emotiva tra le persone; inoltre è una “non soluzione”, se ci pensiamo, perché si limita a confermare che “io sono io e tu sei tu” senza cercare un punto di contatto.
Quindi ben venga la negoziazione, anche quando in apparenza accontenta e scontenta tutti. Attraverso di essa il rapporto di coppia diventa, per così dire, più democratico.