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    Ecco gli stereotipi più tossici del machismo
    Conoscere e demistificare gli stereotipi fondanti del machismo tossico è fondamentale per combatterlo, liberando le donne ma soprattutto gli uomini stessi da una cultura ormai non più sostenibile al giorno d’oggi.

    L'idea di mascolinità “machista”, basata sull'idea che l’uomo debba essere necessariamente forte, invincibile e dominante è uno stereotipo che spesso porta a comportamenti tossici nei confronti delle donne. Il cosiddetto machismo è un atteggiamento estremamente dannoso anche per le persone trans e queer, oltre che per gli uomini stessi, i quali vengono educati secondo parametri rigidi senza poter esprimere liberamente la loro vera natura. L’idea di machismo, infatti, è ben diversa dal concetto di virilità e rappresenta una sua degenerazione in senso violento e negativo. Ecco quali sono i principali stereotipi associati al machismo tossico:

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    • Il mito della superiorità maschile

    Uno degli stereotipi più comuni del machismo è l'idea che gli uomini siano per natura superiori alle donne. Questa idea si manifesta in molti modi, come il vietare alle proprie compagne di svolgere compiti ritenuti adatti solo agli uomini o umiliarle per rimarcare la propria posizione dominante. Questa mentalità danneggia le donne a livello individuale e sociale e perpetua l'ingiustizia di genere.

    • Il mito della forza

    I maschi, secondo lo stereotipo machista, sono visti come forti, invincibili e resistenti al dolore. Quest’insieme di idee sbagliate può portare gli uomini a ignorare la loro salute mentale e fisica, evitando di chiedere aiuto quando ne hanno bisogno. Inoltre, questo stereotipo può influenzare anche le donne, portandole a cercare uomini che rispondono a questa descrizione, dimenticando che la gentilezza e la vulnerabilità sono valori e non difetti.

    • Il mito dell'aggressività

    La cultura popolare spesso ritrae gli uomini come aggressivi e inclini alla violenza. Questo stereotipo può essere dannoso in molte situazioni, in particolare nella vita di coppia. Gli uomini che adottano questa mentalità possono giustificare la violenza verbale e fisica come una normale espressione della loro mascolinità, mentre le donne possono giustificare questi comportamenti giudicandoli inevitabili. Questa visione limitata dell'essere maschio può portare a fatti gravi, come la normalizzazione della violenza domestica.

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    • Il mito del sesso

    Gli uomini sono spesso visti come “guide” in ambito sessuale: da un lato devono essere i principali destinatari del piacere fisico, dall’altro si sentono responsabili di ogni cosa, dal primo approccio all’ultimo gesto intimo. Gli uomini che la pensano così possono sentirsi inadeguati o in colpa se, in qualsiasi modo, non riescono ad aderire allo stereotipo. La paura di fallire e mostrarsi “difettosi” è la principale responsabile dell’ansia da prestazione, mentre la frustrazione di un “no” può portare a tristi episodi come la violenza sessuale. Il mito dell’uomo priapico, satiresco, preda di forti e vitali quanto ingovernabili istinti costituisce la base della cultura dello stupro.

    • “L’uomo non deve chiedere mai”, “I veri uomini non piangono”

    Il tabù della debolezza è particolarmente sentito tra gli uomini e viene perpetuato attraverso l’educazione. Troppo spesso si insegna ai bambini a non piangere, a sopportare e ad essere forti, negando e reprimendo la loro parte vulnerabile. Permettersi di essere vulnerabili è fondamentale per costruire un rapporto profondo con le altre persone e perciò chi segue questo stereotipo cresce chiuso in se stesso, isolato dagli altri e dalle sue stesse emozioni.

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    Riconoscere e combattere questi stereotipi, senza più scusarli, è fondamentale per una sana convivenza tra i sessi nella società odierna. La crisi del mito del macho sta portando attualmente a un aumento delle denunce di violenza da parte delle donne: queste mostrano quanto certe gabbie sociali siano, purtroppo, ancora estesissime nell’Italia del 2023. Combattere il mito del macho è responsabilità di tutti e principalmente di quanti, tra genitori ed educatori, hanno la responsabilità di guidare le giovani generazioni.

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