La decadenza morale è definibile come il declino dell’etica di una società, la quale si trova a perdere i propri valori fondanti: il buon comportamento, il decoro, l’armonia civile, la solidarietà, il rispetto dei principi tradizionali e delle istituzioni.
Molte persone sono convinte che negli ultimi anni la società occidentale stia vivendo proprio un periodo di decadenza morale: questa convinzione è rinforzata dal fatto che con la diffusione di internet ciascuno di noi è più informato e può quasi toccare con mano la quantità e la portata delle “aberrazioni”, dai delitti più efferati alla semplice maleducazione.
Ma la moralità è davvero in declino o si tratta di una percezione distorta? Già duemila anni fa storici come Tito Livio lamentavano lo sfacelo morale cui assistevano nella loro epoca. Esistono addirittura testimonianze degli albori della civiltà, per esempio da parte dei sumeri e dei babilonesi, in cui i più anziani accusavano i giovani di corrompere i costumi degli avi. Perciò le strade sono due: o la moralità dell’uomo è in decadenza costante dal Neolitico ad oggi, o la percezione di tale “disastro” è una illusione mentale.
Un nuovo studio del 2023 si è posto l’obiettivo di vederci più chiaro in questo senso. Gli scienziati hanno chiesto a persone provenienti da diverse nazioni del mondo, giovani e meno giovani, di confrontare la morale del giorno d’oggi con quella del passato. La percezione di un declino morale è piuttosto diffusa, non solo tra gli anziani d’orientamento politico conservatore ma anche tra i più giovani e le persone d’orientamento “di sinistra”. In sostanza tutti sono convinti che si stesse meglio ieri, che abbiano o meno tanti anni e che siano o meno progressisti.
Il sondaggio del 2023 si è rivelato però coerente con altri sondaggi effettuati precedentemente, rivelando che la percezione del declino morale della società è costante nel tempo. In altre parole, per i dati in nostro possesso sembra che le persone di ogni epoca siano convinte di vivere in un momento di decadenza. La letteratura anche antica e medievale in effetti rinforza questa convinzione, portando a credere che questa costante riveli un aspetto profondo e quasi innato dell’umanità.
Le persone che hanno partecipato allo studio, indipendentemente dal loro anno di nascita, sembravano convinte che la decadenza dei costumi fosse iniziata all’incirca nell’epoca della loro prima infanzia. La convinzione generale è che con l’andare del tempo le persone “più morali” invecchino e muoiano, finendo per essere sostituite da persone “meno morali”. Quasi tutti i partecipanti, però, erano convinti che loro stessi, la loro famiglia e la loro cerchia di amici costituissero fortunate eccezioni a questa regola.
L’idea che sia in atto un declino morale, insomma, si nutre di uno sguardo “distante” su persone sconosciute e non di un’analisi di ciò che la persona sperimenta effettivamente con i propri conoscenti nel quotidiano.
Un ben noto meccanismo psicologico che potrebbe motivare in parte queste convinzioni è quello che porta a vedere la strada già fatta come più agevole rispetto a quella ancora da fare: chi ha vissuto il passato e lo ha superato si porta generalmente dietro un buon ricordo e tende a sminuire le difficoltà sperimentate.
Un altro motivo potrebbe essere “letterario”: l’invettiva contro la decadenza morale del presente è un vero e proprio genere letterario codificato nel tempo, dalle tavolette cuneiformi sino a oggi, e si trova in migliaia di pergamene antiche, di libri, e oggi sulle pagine dei giornali e nei servizi televisivi. Un cliché dall’eterna presa sul pubblico.