Nella serie TV “Industry”, Harper Stern riesce a ottenere un lavoro grazie a una bugia: finge di essere laureata in economia. Al di là della finzione, mentire sul curriculum è una prassi abbastanza diffusa.
Stando a una ricerca britannica del 2023, quasi un lavoratore su cinque esagera nel suo curriculum quando deve cercare un nuovo impiego. Le bugie più diffuse riguardano le date (si riferisce di aver lavorato per più tempo), il motivo per cui si è lasciato l’incarico precedente (non si può certo dire di essere stati licenziati) e le responsabilità che si sono assunte.
Piccole bugie senza importanza? Probabilmente è così. Ma Jo Hayes, un’esperta del mondo del lavoro, chiarisce che chi è disposto a mentire per trovare un impiego probabilmente mentirà anche in seguito, per mantenerlo. Gonfiare le date è poca cosa, ma alcune persone mettono mano così pesantemente al loro curriculum da arrivare a distorcerlo completamente.
I motivi? Uno dei principali è la pressione sociale. Viviamo in un mondo in cui, più che il talento, si valorizza la capacità di vendere se stessi. E se chi gonfia il curriculum passa avanti, beh, tutti devono fare almeno qualche aggiustamento per stare al passo e raggiungere il posto tanto ambito. In sostanza, secondo gli esperti, si falsa il proprio CV per la paura di non essere adatti al 100% a ricoprire il ruolo per cui ci si candida: ma chi è mai perfetto?
Arriviamo alla domanda che abbiamo posto nel titolo: mentire sul curriculum è giusto? Potremmo rispondere di no. Dire bugie in una fase così acerba del rapporto lavorativo potrebbe portare a delle conseguenze negative più avanti. Non dimentichiamo poi il fatto che oggi, nell’era di internet, è molto più facile smascherare chi cerca di mentire. Non sono pochi i casi di persone che sono state scoperte e il cui ruolo all’interno delle aziende è stato compromesso, come riferisce il digital marketer Julio Coupè.
Se mentire non va bene, ciò non significa che si debba essere sprovveduti. Si può tranquillamente aggiustare il curriculum in modo da mettere in rilievo aspetti del proprio lavoro passato che potrebbero rivelarsi abilità chiave per il successivo. Oppure si può valorizzare una propria dote, anche se piccola, in modo da farla apparire più “brillante”. Ad esempio, se conoscete qualche parola in spagnolo, potreste dire che sapete comprendere una conversazione in quella lingua (non mentite dicendo di parlarlo fluentemente!).
In conclusione, piccoli aggiustamenti innocenti sul curriculum possono non essere un male, purché si discostino dalle bugie vere e proprie. Un consiglio in più: presentatevi al meglio possibile e puntate tutto sulle cosiddette soft skills se non avete mai lavorato nel campo per il quale vi state candidando.