Noi adulti siamo investiti del compito di educare i bambini, ma raramente ci fermiamo a pensare che anche loro possono insegnarci qualcosa. Ancor meno ci capita di prendere consapevolezza di quanto togliamo loro con la nostra educazione, inquinando un’acqua che sarebbe dovuta rimanere limpida. Oggi esploreremo otto lezioni di vita che i bambini possono darci.
I bambini non portano con sé “bagagli” da un giorno all’altro. Per loro ogni volta che il sole sorge inizia una nuova avventura. Anche noi dovremmo tornare a una dimensione temporale in cui un giorno è lungo come un anno e non ci sono né un prima né un dopo.
Prendiamo in prestito la frase del grande Charlie Chaplin per illustrare una delle più grandi lezioni che i bambini ci danno: è importante saper ridere. Studi autorevoli evidenziano il fatto che, da quando siamo molto piccoli fino all’età adulta, il numero di volte in cui ridiamo in un giorno cala drasticamente, fino ad azzerarsi o quasi. I bambini hanno il senso dell’umorismo e ridono anche delle cose più piccole: dovremmo imitarli.
I bambini, quando raccontano le storie, mettono sempre se stessi al posto degli eroi e mai dei comprimari o peggio delle vittime. Quando guardano i cartoni animati o ascoltano le favole immaginano sempre di essere i protagonisti assoluti della narrazione, identificandosi completamente. Nella nostra vita, spesso ci dipingiamo come vittime impotenti del destino: cambiare narrazione è importante per ricominciare a sentirci proattivi.
Quando i bambini si tagliano mostrano la loro cicatrice con orgoglio, come se fosse una ferita di guerra. Lo stesso accade se si fratturano: tutta la classe accorre a firmare il loro gesso e a chiedere quale straordinaria avventura abbia causato la rottura dell’osso. Noi adulti invece vediamo le cicatrici, esteriori e interiori, come segni di debolezza da nascondere. Dovremmo imparare a essere orgogliosi del nostro passato, indossando con orgoglio le nostre ferite.
I bambini sono affamati di novità e non stanno nella pelle quando si tratta di provare esperienze inedite. Anche noi adulti abbiamo bisogno di novità: è il nostro stesso cervello che ce lo chiede per stare bene! Purtroppo, a differenza dei ragazzini, siamo pieni di paure e temiamo di uscire dalla nostra comfort zone. Dovremmo imparare a osare di più.
I bambini apprezzano cose che sono realmente magiche, ma per noi hanno perso di significato. Amano la consistenza della sabbia, l’odore della pioggia, la visione di un insetto colorato, l’odore di un dolce appena sfornato. Perché continuiamo a privarci dei piccoli piaceri che la vita ci offre? Non sarebbe meglio reimparare ad apprezzarli?
I bambini di solito attraversano una fase della crescita che potremmo chiamare “fase dei perché”: mettono in discussione tutto e tutti e vogliono sapere la ragione di qualsiasi cosa. Non hanno giudizi precostituiti, non stanno zitti per vergogna! Sono in grado di porsi domande sul mondo, che possono essere insignificanti o profondissime, senza paura di urtare la sensibilità degli altri. Spesso noi adulti ci trasformiamo in automi e non ragioniamo più in modo lucido, facendo le cose perché “vanno fatte” e perdendo la capacità di domandare.
I bambini sono in grado di capire ciò che li rende felici e ricercano attivamente quella sensazione di piacere. Noi adulti, invece, troppo spesso sostituiamo la ricerca della felicità con il senso del dovere. Dovremmo recuperare la capacità di organizzare la nostra vita anche in termini di ricerca della felicità, facendo ciò che ci piace coi nostri tempi.