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    Genitori boomer e figli boomerang: perché 1 giovane su 5 torna a vivere in famiglia
    Circa il 21% dei giovani (e meno giovani) che erano andati a vivere da soli è rientrato in famiglia. Ecco come gestire la “generazione boomerang”.

    In tutta Europa il traguardo di andare a vivere da soli lasciando la casa in cui si è cresciuti si verifica sempre più tardi. Non solo: è presente un nuovo fenomeno, quello della cosiddetta “generazione boomerang”, per cui giovani e meno giovani che avevano conquistato l’indipendenza sono poi tornati a vivere coi genitori.

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    Secondo i dati raccolti dal servizio di psicologia Unobravo, il 63% degli italiani ritiene che oggi andare a vivere da soli sia più difficile che in passato. Siamo infatti tra i Paesi con l’età media più alta tra chi lascia casa: 30,1 anni, contro una media europea di 26,6. È vero che in Italia la convivenza intergenerazionale è una tradizione radicata, ma si tratta davvero solo di questo?

    La “generazione boomerang” è composta da quel 21% di persone che, dopo essersi trasferito, ha deciso poi di tornare a casa. Il 44% di chi ha fatto questa scelta dà la colpa alle pressioni finanziarie: stipendi fermi e prezzi delle case in continuo aumento C’è poi un notevole 34% che ha scelto di tornare in famiglia per ragioni emotive, magari dopo una rottura sentimentale o in seguito a un burnout lavorativo.

    Vivere in casa dei genitori permette di avere una maggiore stabilità a livello economico. Ci sono poi anche benefici emotivi, soprattutto quando l’alternativa sarebbe vivere da soli. Per i giovani, però, tornare a casa potrebbe significare fare dei passi indietro in termini di autonomia. Possono generarsi conflitti familiari dati dalla mancanza di confini e privacy e i ruoli in famiglia possono essere oggetto di tensioni. Tornare a casa non dovrebbe significare tornare bambini, cosa che purtroppo avviene in molti casi. Infine, vivere a casa dei genitori può rappresentare un ostacolo alla formazione di nuove relazioni sentimentali.

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    Come affrontare la rinnovata convivenza, se è questo il vostro caso? Ecco alcuni consigli:

    • Per i figli

    Un primo consiglio per evitare discussioni in famiglia e l’impressione di “autonomia regredita” è prendersi cura della casa come spazio comune. Questo significa aiutare nelle pulizie quotidiane, ma anche dare una mano dal punto di vista economico. Ancor più importante è non trascurare i propri obiettivi personali: continuare a investire sulla carriera, continuare a impegnarsi in relazioni amicali e sentimentali, insomma, non mettere da parte la propria vita per rientrare meglio nel ruolo di figli. È fondamentale porre paletti chiari e rivendicare il diritto alla propria privacy, in quanto persone adulte e formate che hanno ormai una vita che prescinde dalla dimensione familiare.

    • Per i genitori

    I figli sono sempre “pezzi di cuore” ma non sono più bambini. Occorre perciò trattarli come le persone adulte che sono: far sì che aiutino in casa, sia finanziariamente sia praticamente, può essere un modo per responsabilizzarli. È altresì importante sapere che molti giovani vivono il rientro in famiglia come un fallimento, per cui è necessario incoraggiarli a prendere in mano la propria vita sia dal punto di vista lavorativo sia per quanto riguarda l’autonomia personale. Se la fiducia in sé dei figli aumenta, diminuisce anche il carico emotivo che i genitori devono sostenere.

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