La tecnica del vaso della felicità è una pratica tanto semplice quanto efficace, ideale per i bambini ma anche per gli adulti, come testimonia la scrittrice Elisabeth Gilbert (Autrice di “Mangia prega ama”) che ne fa uso ogni giorno.
Di che si tratta? Basta semplicemente procurarsi un contenitore (va benissimo un vecchio barattolo di marmellata), scrivere ogni sera qual è stato il momento più felice della giornata, apporre la data, piegare il biglietto e inserirlo nel contenitore. Un gesto semplice, quasi banale, che richiede non più di 35 secondi e che dovrebbe diventare un’abitudine per almeno sei mesi.
Non ci sono altre regole che non siano quelle che abbiamo indicato in precedenza. Qualcuno sceglie di aprire il barattolo ogni giorno per leggere ciò che ha scritto, qualcuno va a rileggere i bigliettini solo quando il contenitore è pieno, qualcuno non rilegge affatto. Qualcuno butta via i suoi bigliettini alla fine di un anno, qualcun altro li conserva e crea tanti vasi della felicità che vanno ad accumularsi sulle mensole. Il punto di questo esercizio non è il come, ma il perché.
Il nostro cervello, è brutto da dire, non sembra esattamente programmato per la felicità. Questo sentimento finisce spesso in secondo piano, sopraffatto da altri che “urlano” più forte. Pensiamo solo al fatto che la tristezza è l’emozione che dura di più, circa 240 volte rispetto alle altre. Siamo fatti per soffrire e proprio per questo dobbiamo imparare ad allenare il nostro cervello alla gioia, esattamente come se fosse un muscolo.
Il vaso della felicità è un esercizio che permette di:
Cosa inserire nel vaso della felicità? Non ci sono indicazioni particolari, purché si tratti della registrazione di un bell’attimo. Elisabeth Gilbert, che nella sua vita ha vissuto momenti particolarmente esaltanti e avventurosi, si è stupita nel constatare che la maggior parte dei biglietti del suo vaso della felicità riguardavano situazioni molto comuni e quotidiane: un pisolino ristoratore nel pomeriggio, la visione del sole che entra dalla finestra, l’assaggio di un buon cibo… ciò conferma che la felicità non è un’idea astratta, non è la condizione di totale estasi che molti immaginano, ma è fatta davvero di piccole cose.
Proverete la tecnica del vaso della felicità, l’avete già provata o l’avete insegnata ai vostri bambini? Se desiderate, potete farcelo sapere nei commenti.