Molte donne sposate sentono di avere un figlio in più: il marito. Non è un caso se una ricerca ha rivelato che i mariti sono 10 volte più stressanti dei figli.
Indubbiamente la cultura e la società patriarcale amplificano il senso di maternità che molte donne provano per i loro uomini. Ma per spiegare questo fenomeno è necessario guardare anche a fattori psicologici.
Le donne tendono a trattare i loro partner come figli per una serie di ragioni:
Molte persone tendono, inconsciamente, a replicare gli schemi che hanno vissuto in famiglia. Se una donna ha avuto una madre molto accudente e che si sobbarcava tutte le responsabilità, a fronte di un padre irresponsabile e immaturo, può pensare che questo sia il modo normale di vivere le relazioni. E potrebbe rivivere tutto questo da adulta, col suo compagno.
Le persone che in passato hanno vissuto nell’incertezza e nell’instabilità, o che hanno vissuto perdite traumatiche, possono sviluppare uno stile di attaccamento ansioso: seguire il partner, controllare ogni suo passo, accudirlo per controllarlo, queste sono le azioni tipiche di chi ha paura del distacco. Avere il controllo della situazione permette di sentirsi più stabili e sicure.
Quando una persona con un forte senso del controllo si trova a vivere con un partner mentalmente disordinato, può scattare un meccanismo particolare. La donna più matura e organizzata sente di dover “salvare” il compagno, cercando in questo modo di avvicinarlo a sé. Quando due persone sono profondamente diverse, questo atteggiamento materno può essere una risposta all’uomo “peter pan”.
Essere “madre” del partner può essere sfiancante. Si tratta di sobbarcarsi le responsabilità di entrambi, portare tutto sulle proprie spalle, stressarsi infinitamente per la gestione della casa, dei figli se ci sono, degli impegni sociali.
Anche il partner che ha il ruolo di “figlio” può soffrire. Può sentirsi controllato, impossibilitato a essere se stesso, offuscato nella sua personalità. Alla fine, la relazione finisce per essere sbilanciata e frustrante per entrambi.
La soluzione, se così si può chiamare, è guardare dentro se stessi. Invece di concentrarsi sulle abitudini del partner che non piacciono, è bene esaminare le proprie aspettative nei confronti della relazione. Forse, in questo disequilibrio, c’è il tentativo di rendere il partner qualcosa che non è per adattarlo al proprio ideale.
La sfida è accettare il partner per quello che è, e non per quello che dovrebbe essere. Se questo non è possibile, è il caso di valutare una separazione. Se invece si decide di provare a stare insieme nonostante le differenze si può riscoprire un amore più sano, più libero ed equilibrato. Tutto sta nel ricordare i primi tempi con la persona che si ha ora accanto: cosa è rimasto impresso? Cosa piaceva? Quali valori si condividevano, e potrebbero essere condivisi ancora oggi, senza più cadere in una dinamica di controllo che finisce solo per allontanare?
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