Fin dall’antichità i “filtri d’amore” erano considerati un coadiuvante nella conquista amorosa in quanto attivatori, attraverso l’olfatto, di desiderio sessuale. Il rapporto tra olfatto e sensualità è sempre stato determinante in amore: pensiamo al ruolo delle essenze profumate come strumento di seduzione. Se la vista è sempre stata considerata la prima a farci entrare nel raggio d’azione di un’altra persona in quanto ne cattura l’immagine, è l’olfatto che consolida la qualità della percezione stessa, positiva o negativa. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che il profumo può alterare, in un senso o nell’altro, quella “risposta” che in un primo tempo si basa solo sul contatto visivo; infatti nel corso dei test, che consistevano nel mostrare immagini reali di donne o uomini, nel momento in cui si introducevano nell’ambiente profumi maschili o femminili le risposte di gradimento potevano cambiare.
Del resto esiste un settore specifico della psicologia denominato “psicologia dell’odore” secondo la quale l’olfatto, fra tutti i sensi, è quello più strettamente collegato alla memoria e alle emozioni. Ne è prova il fatto di come molti ricordi d’infanzia siano indissolubilmente legati agli odori sperimentati a quell’età: in primis l’odore del cibo, che il bambino riconduce alla figura dell’adulto di riferimento; in questo modo viene intimamente tratteggiata una stretta connessione fra odore e amore (materno o familiare in questo caso).
Da adulti si inizia a parlare di affinità olfattiva tra due persone relazionate intimamente, laddove l’olfatto gioca un ruolo centrale nell’eccitazione, soprattutto dal punto di vista femminile considerando che una donna è molto più sensibile ai profumi, agli aromi e perciò anche all’odore del corpo maschile. Molte donne sostengono che un buon odore può sedurle più velocemente di uno sguardo intrigante e sensuale.
Esiste anche una componente ancestrale alla base dei processi olfattivi fra maschio e femmina: attraverso l’odore la femmina intercetta il maschio che avverte essere il più virile mentre dal lato maschile il “fiuto” lo aiuta a captare la fertilità della donna, nell’intento di fecondarla e proseguire la specie.
Lo studio olfattivo dei comportamenti amorosi si è spinto a trovare un collegamento fra DNA e attrazione per asserire che statisticamente un diverso DNA favorirebbe longevità e felicità nella coppia, con maggiore probabilità di concepire figli sani. Poiché gli ormoni che determinano l’odore derivano da una determinata sequenza di geni si è verificato, con una serie di esperimenti condotti sugli animali, che l’odore è l’indicatore che favorisce l’accoppiamento con ceppi genetici diversi. Alcuni ricercatori hanno verificato che anche nell’uomo vale lo stesso discorso: geni diversi influenzano l’attrazione e la sessualità nella coppia, la famosa “chimica di coppia”.
In conclusione, la scienza può aiutarci a capire i meccanismi più remoti che sottendono all’attrazione fisica tra maschio e femmina, ma non potrà mai imbrigliarlo in rigide categorie e bypassare fattori importanti come le esperienze personali, il contesto sociale, il grado di istruzione che incidono molto sulla buona riuscita di una relazione. Diciamo che l’amore non può essere governato da nessuno, è una forza unica e imprevedibile: ma il naso a volte decide per noi senza farcene accorgere.
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