Il complottista è una figura che negli anni precedenti è stata lasciata pressocché in pace dalla stampa e dalla politica, al massimo irrisa e derisa per le bizzarre idee che propagandava: dalle scie chimiche alla Terra piatta, dallo sbarco sulla Luna che non c'è mai stato ai cartoni animati Simpson che prevedono il futuro.
Da un paio di anni a questa parte i complottisti non sono più così tanto lasciati in pace. Se teorie come l'ascendenza rettiliana o l'effetto Pac-man (spiegazione fantasiosa che prende spunto dai videogiochi per spiegare la Terra piatta), se teorie simili non davano fastidio a nessuno ora c'è qualcosa di più serio sotto il sole: una pandemia mondiale e una campagna vaccinale che è messa a rischio proprio da loro.
La stampa ora ha molto a cuore il tema dei complottisti e dà molto spazio alle loro teorie per smentirle ufficialmente: no, non ci sono microchip nei vaccini, e non si tratta di un complotto mondiale per ridurre di metà la popolazione mondiale tra cinque anni; no, i vaccini non causano il Covid né le varianti, e non hanno niente a che fare con le antenne 5g.
Ma se, piuttosto che prendere i complottisti come capro espiatorio da parte di una stampa e una politica aggressiva, ci sforzassimo di capire le cause di un simile comportamento, così radicato nell'umanità? Perché e da dove nasce il complottismo?
Secondo il sociologo e ricercatore universitario norvegese Asbjørn Dyrendal, siamo tutti (un po') complottisti. Infatti, la tendenza a credere a teorie cospirazioniste fa parte della nostra natura sociale. Si tratta di risposte ad angosce decisamente umane, come l'incertezza del presente e la paura del domani.
Quando le emozioni negative prendono il sopravvento sulla parte razionale, sulla spinta della paura, è molto più facile cadere vittima di idee complottiste. Qualcuno diceva che dal sonno della ragione nascono i mostri, ed è proprio così che il complottismo funziona: la paura e l'annebbiamento della mente che ne consegue ci spingono a elaborare spiegazioni falsamente razionali, sillogismi storti, associazioni ribelli. Il tutto per proteggere noi stessi.
Dyrendal, nel suo studio del 2016, ha cercato di rintracciare i tratti "precursori" del complottismo, tra cui figurano la credenza nel paranormale, l'appartenenza a gruppi di estrema destra, la presenza di un disturbo schizotipico della personalità. Nessuno di questi elementi, da solo, è risultato sufficiente per spiegare il fenomeno del complottismo; solo la presenza di un disordine psicologico come il disturbo schizotipico è correlata sicuramente al complottismo, ma d'altra parte non tutti i complottisti sono schizotipici (ovviamente).
Lo studio di Dyrendal non va molto oltre, se non nel definire una "mappa" del complottismo: esso è presente più negli uomini che nelle donne, riguarda qualsiasi ceto sociale e livello culturale ed è amplificato dalla presenza di internet.
Secondo altri studi il complottismo si nutre non solo della paura, come prima abbiamo detto, ma anche della tendenza psicologica tutta umana a ricercare le risposte semplici. Infatti, le teorie cospirazioniste riducono spesso molti elementi complessi e diversi a una spiegazione unificante e dunque rassicurante. Il complottismo allora, come parte della tendenza umana alla semplificazione, riguarda potenziamente tutti noi.
La risposta che media, stampa, governo ed esperti stanno dando ai complottisti, dubbiosi nell'aderire alla campagna vaccinale, è paradossale perché sfrutta le loro stesse modalità: crea buoni e cattivi, stupidi e intelligenti, superiori e inferiori e si preoccupa di dare sulle questioni sanitarie delle risposte talmente semplici che paiono ormai quasi degli slogan. Ecco che si combattono i complottisti con la loro stessa arma: la semplificazione.
Non staremo qui a giudicare, dato che non è la sede giusta per farlo, ma crediamo che capire le radici di un comportamento sia fondamentale per combatterlo; inoltre il rispetto per chi è sfiduciato e spaventato non dovrebbe mai mancare, specialmente da parte delle istituzioni.