Fu Mary Phelps Jacob, alias Caresse Crosby, a inventare per prima il rudimentale sistema ingegneristico che avrebbe cambiato completamente la storia della moda. Le cronache riportano il 1912 come data di questo speciale momento: due fazzoletti, un po’ di nastro rosa, ago, filo e inventiva. Voilà, il primo reggiseno era stato fatto.
Mary, una giovane benestante americana con discendenze nobili, nel 1914 deve partecipare a uno dei molti balli delle debuttanti poco dopo il suo debutto ufficiale in società. Il problema è l'abito che la giovane ha deciso di indossare per l'occasione dalla cui scollatura fa capolino il rigido corsetto in uso all'epoca. Cambiarlo è impossibile, così Mary chiede alla sua cameriera personale di portarle due fazzoletti da tasca e il necessario per cucirli insieme, in modo da sorreggere il seno senza che il nuovo indumento di biancheria spunti dal vestito da sera. Con un ulteriore notevole vantaggio: la comodità rispetto ai corsetti che impedivano i movimenti delle donne durante le serate mondane.
È proprio l'agilità dimostrata quella sera dalla ragazza a indurre le sue amiche a chiederle il segreto e a far crescere la domanda per il nuovo capo. Così il 14 febbraio del 1914 presenta la domanda di brevetto per il suo reggiseno all'apposito ufficio statunitense, lo United States Patent and Trademark Office, che lo approva nel novembre dello stesso anno.
Avviare una piccola azienda di produzione è un passo scontato, grazie anche ai fondi del primo marito, Richard R. Peabody ma non dura molto; il secondo marito di Mary, Harry Crosby- che la spinge qualche anno più tardi a cambiare anche il suo nome in Caresse Crosby- la incoraggia a vendere il suo brevetto alla Warner Brothers Corset Company per 1.500 dollari.
Da quel momento la sua vita prende una piega totalmente diversa, tra eccessi vari e sfide alla convenzione: un matrimonio con Harry Crosby, droghe, alcol, l'apertura di una casa editrice per poeti e autori emergenti, un terzo matrimonio con un giovane attore ubriacone e l'apertura di una colonia di artisti in Italia, dove ottiene il titolo di “Principessa di Rocca Sinibalda” e dove trova la morte, a Roma, nel 1970.
Mary Phelps Jacob ideò il suo reggiseno ispirandosi ai copri-corsetto che si usavano in caso di corsetto basso. Il nuovo indumento era perfetto anche per vestiti con scollatura profonda e prevedeva spalline collegate agli angoli superiori e inferiori del capo d’abbigliamento e stringhe avvolgenti.
Sin dalla seconda metà dell’Ottocento erano stati sperimentati vari modelli (tra cui la brassiere avvolgente monopezzo, poi evoluta nel reggiseno sportivo nel corso degli ultimi vent’anni del ‘900, e dal quale sarebbe nato il nome del reggiseno in inglese, bra) che avrebbero lentamente modificato la percezione della comodità e del vestire femminile.
Esistono tracce lontane di primordiali reggiseni già nell’antica Grecia, quando le donne si legavano fasce strette al petto per evitare che i seni si muovessero troppo durante le attività sportive.
Dall’idea vincente di Mary Phelps Jacob ci sarebbero voluti quasi altri vent’anni di studi perché la S.H. Camp and Company inventasse le coppe del reggiseno: le lettere dell’alfabeto avrebbero indicato da allora la misura dei seni, mentre sempre più attenzioni venivano dedicate alle spalline (più larghe e resistenti per i seni importanti delle maggiorate) e ai gancetti.
Gli anni successivi hanno portato a una varietà di modelli (con o senza ferretto, reggiseni a balconcino, senza cuciture, push-up, reggiseno a fascia senza spalline, in pizzo o materiale tecnico).
Oggi il reggiseno è visto come un simbolo di libertà personale: prima con la possibilità di metterlo liberandosi progressivamente del corsetto che serrava il respiro, poi con la scelta di bruciarlo a indicare la rivolta al sistema costringente e patriarcale dei reggiseni a siluro degli anni 50, per ribadire la propria emancipazione.
Attualmente si porta per quello che è: un capo di abbigliamento che si coordina al look in base ad un gusto personale inscritto in un cerchio di indicazioni di massima.