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    Orientamento sessuale: 7 ragioni scientifiche smentiscono i preconcetti
    “Etero”, “omo” o bisex si nasce o si diventa? La fluidità di genere e di orientamento è soltanto una moda? Essere etero è considerabile la normalità? Ecco alcuni punti fermi derivati da ricerche scientifiche che possono aiutarci a mettere un po’ di ordine e rispondere a queste domande.

    Anche se oggi le tematiche legate al genere e all’orientamento romantico sono molto frequentate da attivisti LGBT, politici, filosofi e scienziati, la ricerca su questi temi non è nuova. Era infatti il 1948 quando il medico e biologo americano Alfred Kinsey pubblicò i risultati di una ricerca sorprendente, destinata a gettare le basi del pensiero moderno sull’amore: nessuno di noi possiede un orientamento monolitico, ben distinto tra omoromanticismo ed eteroromanticismo. Viceversa, siamo tutti collocabili dentro una scala dai contorni sfumati, dove esistono sì persone attratte esclusivamente dagli uomini o dalle donne, ma la stragrande maggioranza della popolazione mondiale si inserisce nei punti intermedi dello spettro, in una zona grigia che può diventare più o meno tesa verso una direzione o un’altra nel corso della vita. Così, se nessuno di noi nasce bianco o nero, ma colorato di un grigio più o meno chiaro per natura, allo stesso modo può “muoversi” in un senso o nell’altro guidato dalla fortuna, dal caso o dal desiderio. 

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    Gli studi successivi alle rivoluzionarie scoperte di Kinsey hanno portato alla luce una fluidità e una ricchezza ancor più straordinarie. Queste ricerche ci aiutano a comprendere quanto labili siano certi confini che la società vuole mettere tra gli esseri umani, e ci aiutano anche a smantellare una serie di preconcetti che non hanno basi scientifiche ma nascono soltanto da fraintendimenti e da ignoranza. Vediamo alcuni dei principali punti fermi stabiliti dagli attuali studi. 

    1. L’orientamento romantico e di attrazione è in gran parte radicato nella biologia: cioè, si è più propensi ad amare persone di genere diverso o dello stesso genere per natura e non per gli insegnamenti ricevuti. La grande maggioranza delle persone nasce prevalentemente “etero” e una minoranza prevalentemente “omo”. Tuttavia, nel corso della vita, è possibile sperimentare un cambiamento, anche se mai radicale. Ecco perché tentare di cambiare l’orientamento di una persona con le cosiddette terapie di conversione, oltre a essere una vera e propria violenza, è scientificamente insensato. 
    1. Nel corso della vita i nostri gusti possono cambiare: se nasciamo più o meno nel mezzo di una “zona grigia”, significa che abbiamo la libertà di guardare dall’una o dall’altra parte. Le circostanze della vita, gli incontri che facciamo, la nostra personale predisposizione possono guidarci a fasi alterne verso persone dello stesso genere o di genere diverso. Questo non è un cambio di orientamento, come si è visto nel punto precedente, ma soltanto un naturale movimento all’interno della nostra “sfera”. Poiché viviamo in una società che indirizza tutti i bambini e gli adolescenti verso comportamenti eteronormati, è possibile che una persona scopra “tardi”, nel corso della vita, di essere altro da ciò che aveva sempre creduto. Questo non è un cambiamento consapevole ma è semplicemente una scoperta di sé. 
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    1. Gli scienziati credono che, in assenza di pressioni sociali eteronormative, più persone si dichiarerebbero gay, lesbiche o bisessuali. Resta assodato che la maggioranza della popolazione resta prevalentemente propensa a rapporti con persone del genere opposto. 
    1. Anche se l’orientamento romantico ha una base biologica, non esiste un “gene” specifico che sancisca la differenza. L’attrazione per lo stesso genere, infatti, non è una malattia genetica e tutti gli uomini e le donne, a prescindere dal loro orientamento, condividono la stessa base biologica. A fare la differenza perciò non sarebbe il DNA ma, forse, personali “percorsi” all’interno del cervello, come quelli che differenziano chi è bravo in matematica e chi è bravo nelle discipline umanistiche. 
    1. Nessuno può modificare volontariamente il proprio orientamento, non secondo gli studi disponibili attualmente. Quindi, anche se ognuno è libero di agire e sperimentare, non può diventare etero o gay per imposizione dei genitori da un lato o per “moda” dall’altro. 
    1. Non ci sono correlazioni tra orientamento romantico e psicopatologia. In altre parole, non si diventa più propensi ad amare persone dello stesso genere se si sono subito traumi infantili. Fino agli anni ‘70 si credeva che l’omosessualità fosse il risultato di una deviazione psicologica ma oggi la scienza ha smentito questo pregiudizio. 
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    Viviamo in una società ancora in gran parte omofobica e intollerante e proprio per questo abbiamo sempre più bisogno di approfondire le questioni legate all’orientamento romantico in una prospettiva scientifica, abbandonando preconcetti tradizionali e leggende metropolitane e giungendo a una comprensione, dunque a un’accettazione delle differenze. Lo stesso percorso deve essere intrapreso per estirpare, ad esempio, la piaga del razzismo: la scienza ha dimostrato, in tempi neppure troppo recenti, che le razze non esistono e che tutti gli uomini e le donne del mondo condividono la quasi totalità del loro patrimonio genetico. È la stessa cosa che la scienza sta dimostrando, oggi, riguardo all’orientamento romantico. Comprendere la somiglianza di fondo che lega tutti gli esseri umani può essere un aiuto determinante per sconfiggere la paura dell’altro, del diverso.

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     Commenti (4)
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    1. sottileconfine, Roma (Lazio)
      Il c.d. pensiero unico va a braccetto con il politicamente corretto e quindi inutile entrare in sterili polemiche. Ferma restando la severa condanna di ogni forma di omofobia e di razzismo, mi limito a riportare quanto si può leggere sul foglietto illustrativo del più banale dei farmaci anti-ipertensione: "il presente farmaco può non avere l'efficacia attesa su soggetti di razza nera. In tal caso potrebbe essere necessario modificare la posologia aumentandone la dose". Mi chiedo: le case farmaceutiche e gli scienziati al loro interno, che fanno ancora uso del termine razza, è possibile che siano tutti nipotini di Hitler?
      sottileconfine, Roma (Lazio)
      Polemika le trascrivo un passaggio dell'articolo, così magari coglie il nesso:"Lo stesso percorso deve essere intrapreso per estirpare, ad esempio, la piaga del razzismo: la scienza ha dimostrato, in tempi neppure troppo recenti, che le razze non esistono e che tutti gli uomini e le donne del mondo condividono la quasi totalità del loro patrimonio genetico". Ciò che voglio dire è che la piaga del razzismo o quella dell'omofobia e di qualunque altra discriminazione non si combatte efficacemente negando le diversità biologiche su presunte basi scientifiche, ma anzi evidenziandone i caratteri salienti. Ma questo per il, torno a ripetere, politicamente corretto non si può più nemmeno pensarlo. E infatti vediamo tutti i giorni a cosa conduce questa battaglia insensata: al radicalismo delle posizioni; oggi stesso un bambino di 12 anni è stato bullizzato dai suoi coetanei, anzi più grandi, soltanto per essere ebreo.
    2. andrry, Padova (Veneto)
      Articoli sempre interessanti
    3. mente_forzacuore, Barberino Di Mugello (Toscana)
      Molto bello questo argomento !! Siete forti!!!
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