Nelle società apparentemente monogame, l’infedeltà è molto comune. Si può dire la stessa cosa della maggior parte degli animali. Sono pochissimi quelli che restano fedeli e le ragioni per cui lo fanno sono ben lontane dal romanticismo. Comprendere i motivi per cui la monogamia raramente funzioni e fallisca così di frequente può fornirci informazioni interessanti sui nostri rapporti.
Per “monogamìa”, (dal lat. tardo monogamĭa, gr. μονογαμία; v. monogamo) si intende l’unione di un solo uomo con una sola donna (in contrapp. a bigamia, poligamia); in antropologia, si definisce un’unione socialmente riconosciuta e resta monogamica anche se vi sono più donne (amanti, concubine, ecc.) non individuate come mogli. In diritto canonico, è lo stato di chi si è sposato una volta sola ossia, che non è passato a seconde nozze.
Ora, se è vero che non tutte le persone sono infedeli, è altrettanto certo che siamo geneticamente predisposti a esserlo, come ci ricorda lo studio del professor Tim Spector, secondo il quale il 40% delle infedeltà si spiega a partire da fattori genetici. Il test realizzato da Spector su 1.600 coppie di gemelli dimostra, infatti, che l’infedeltà sia condizionata da una considerevole influenza genetica. Per questo motivo, la conclusione logica è che questo comportamento persiste perché è evolutivamente vantaggioso.
Fra i fattori psicologici che influiscono sulla fedeltà, possiamo sottolineare la soddisfazione emotiva, personale e sessuale. Una persona a cui piace la routine sarà meno portata a uscire da essa e questo, combinato con un elevato flusso di neurotrasmettitori serotoninergici, fa sì che la fedeltà sia l’opzione più piacevole. Al contrario, le persone propense alla ricerca di sensazioni intense con bassi livelli di serotonina e dopamina sono più inclini all’infedeltà.
Dal punto di vista evolutivo il discorso è molto semplice: nella gara per la riproduzione i maschi hanno un netto vantaggio rispetto alle femmine. Infatti, mentre una donna nasce con un numero limitato di ovuli, “costosi” da produrre e con una “data di scadenza”, i maschi possono produrre milioni di spermatozoi in pochissimo tempo, con un piccolo dispendio di energia e un vasto potenziale riproduttivo. In un’ottica evolutiva, il tradimento ha per il maschio lo scopo di aumentare la possibilità di trasmettere i propri geni. Secondo la scienza, quindi, siamo propensi a essere socialmente monogami, ma non sessualmente.
Per la sessuologa Janis Springs, autrice di “After the affaire”, l’infedeltà caratterizza quasi un terzo delle coppie; in media, le statistiche di infedeltà assicurano che il 60% degli uomini è infedele e che il 40% delle donne ne segue le orme.
Il risultato è che nell"80% dei matrimoni almeno uno dei partner ha un’avventura. Visto in questi termini, pare che la monogamia sessuale sia più un ideale che una realtà. Al contrario, la monogamia sociale va per la maggiore nella società occidentale.
Ma, come riconoscono gli esperti, se negli animali la monogamia è solo una questione biologica, negli umani è anche qualcosa in più: “è anche una questione di etica, psicologia, sociologia, antropologia, diritto, teologia […]” dove concorrono altri fattori come l’amore, la fiducia, l’impegno, la paura, la rabbia, la prole, la lealtà, il denaro, la malattia, ecc.
Per tanti con la persona giusta la monogamia è una scelta naturale. Il problema è solo trovarla tra 7 miliardi di persone. E voi, cosa ne pensate: la monogamia è indispensabile o necessaria?