Fin da bambini impariamo a collocare le persone su diverse scale, i gradini più alti delle quali corrispondono a posizioni di invidiabile superiorità: c'è la scala della bellezza, c'è la scala del reddito e c'è, infine, la scala dell'istruzione.
Chi occupa i gradini più alti della scala dell'istruzione possiede una laurea specialistica o un dottorato ed è unanimemente riconosciuto come un membro di qualità all'interno della società. Questo riconoscimento, certamente giusto, gli viene anche da coloro che occupano i gradini inferiori della scala, coloro che posseggono "soltanto" una licenza media o superiore. Il problema si ha quando il giusto riconoscimento tributato a chi ha scelto di impegnarsi per anni in studi universitari sfocia in ciò che si chiama intimidazione intellettuale.
L'intimidazione, o "bullismo intellettuale" nasce da coloro che, dotati di un alto grado di istruzione, coltivano un disprezzo ingiustificato verso chi non ha raggiunto i loro stessi livelli e basano su tale differenza una serie di sottili violenze psicologiche. Non è raro che situazioni di questo tipo capitino anche all'interno delle coppie, dove la rivalità tra i partner si fonda su una lotta tra intelligenze.
L'intimidatore intellettuale tipo è una persona più intelligente della media, convinto di essere migliore rispetto a coloro che lo circondano. L'atteggiamento ricorrente è una sorta di condiscendenza, un "paternalismo" condito da affondi di sarcasmo. L'intimidatore utilizza gli strumenti appresi tramite la sua istruzione per ingannare e confondere chi gli sta vicino, non lesinando l'uso di parole tecniche e concetti specialistici sconosciuti agli altri. Purtroppo, queste persone sono spesso premiate per il loro atteggiamento e difficilmente vengono messe in discussione in modo ragionato ed efficace.
Il "bullismo intellettuale" causa, a lungo andare, diversi problemi. In primo luogo, chi subisce tende ad avere problemi di autostima e a sentirsi bloccato nella propria evoluzione personale, dovendo anche fare i conti con frequenti e brucianti umiliazioni; ma anche il "bullo" finisce per risentire del proprio atteggiamento. Chi sminuisce gli altri, qualsiasi sia il pretesto che adotta, è sempre guidato da una profonda insicurezza che, se non affrontata, provoca danni alla persona.
Alcuni decenni fa, quando i laureati non erano tanti come oggi, si incontravano ovunque persone che ostentavano il titolo di dottore ad ogni occasione possibile. Ancor oggi alcuni componenti delle generazioni più anziane aggiungono la dicitura "dottore" al proprio nome sui campanelli delle case o sulle porte degli uffici. Non significa certo che tutti quelli che lo fanno siano degli intimidatori, ma la sensibilità di oggi trova l'esibizione del titolo qualcosa di lievemente maleducato.
Il punto è che l'educazione della mente senza l'educazione del cuore (cioè l'addestramento all'empatia e al rispetto) non produce risultati favorevoli. Ecco allora che l'intimidatore intellettuale, congelato nel proprio profilo "superiore" non produrrà mai qualcosa di veramente utile alla società e alla cerchia dei propri amici, per non parlare del rapporto d'amore, il quale rischia facilmente di trasformarsi in una relazione padrone-servo.
È molto importante riconoscere e denunciare i bulli intellettuali per quello che sono, bulli appunto, evitando di mettersi perennemente sulla difensiva e stabilendo dei limiti di rispetto da non superare. Questo perché facilmente, sotto la superficie del ricatto intellettuale, si nascondono intenzioni ben più dure: il mobbing sul posto di lavoro e la violenza psicologica all'interno della coppia.