Il Carnevale è una festa cristiana che non nasconde però la sua origine pagana. Si pensa che i diretti antecedenti di questa ricorrenza fossero i Saturnalia romani e le feste dionisiache greche, occasioni nelle quali le comunità si divertivano con canti, grandi bevute e talvolta con travestimenti. Sembra che il travestimento abbia origini molto antiche, sempre legate a consuetudini religiose, almeno da Babilonia in poi (migliaia d’anni prima di Cristo).
La parola Carnevale deriva dal latino “carnem levare”, ossia “eliminare la carne”. Il riferimento è al grande banchetto che tradizionalmente si svolgeva il martedì grasso, l’ultimo giorno di festa prima della Quaresima. Grandi abbuffate di arrosti e salumi salutavano la festività più matta dell’anno per inaugurare ufficialmente il periodo di penitenza e sobrietà che preparava la Pasqua.
Ma il vero senso del Carnevale si riassume tutto in un celebre detto latino: “Semel in anno licet insanire” (“una volta all’anno è lecito impazzire”). Questa festa infatti era basata sul sovvertimento delle regole: per alcuni giorni all’anno i ricchi potenti e i semplici popolani si trovavano sullo stesso piano e ogni scherzo era permesso. Il senso del travestimento si riassumeva nell’idea che chiunque, a Carnevale, potesse essere ciò che desiderava, e per questo anche il povero poteva portare una corona come un re. A Carnevale ci si poteva beffare di chiunque (purché in modo abbastanza innocente) senza rischiare rappresaglie. Anche le grandi abbuffate erano una deroga al “peccato di gola”. La gente si recava in massa nei teatri dove, riprendendo una tradizione antica almeno quanto la civiltà greca, si svolgevano grandi spettacoli, si chiacchierava e si mangiava.
Oggi il senso primitivo del Carnevale si è decisamente perso e la festa si è cristallizzata, tanto da non fare più paura a nessuno, tantomeno ai potenti di turno, ed essere particolarmente apprezzata dai bambini piuttosto che dai genitori. Ancor oggi ci si diverte travestendosi e mangiando i golosi dolci fritti tipici del periodo, ma manca appunto la spinta “sovversiva” che connotava originariamente la ricorrenza. Per intenderci, oggi sarebbe impensabile che le maschere che sfilano in una qualsiasi delle nostre città se la prendessero coi poliziotti impegnati nel servizio d’ordine.
Il primo Carnevale d’Italia, tra quelli che esistono ancora oggi, è secondo alcuni studiosi quello di Fano, nelle Marche. Oggi sono più famosi i Carnevali di Venezia, Viareggio, Ivrea, Ronciglione. Ogni località ha le proprie tradizioni, sia in termini culinari sia nell’ambito di giochi, lazzi e maschere. La tradizione del Carnevale è legata a doppio filo con il cattolicesimo, perché nei Paesi ortodossi non si celebra.