Nel celeberrimo monologo “essere o non essere” di Amleto, una delle pagine più sfolgoranti e influenti della letteratura mondiale, il principe di Danimarca dice: «Chi mai vorrebbe portare sudando e gemendo il fardello di una logorante esistenza, se la paura di qualcosa oltre la morte – l’inesplorato mondo da cui nessun viandante fece mai ritorno – non trattenesse la nostra volontà, facendoci preferire i mali presenti ad altri che non conosciamo?».
La morte è in effetti un mondo che tutti esploreremo (o non esploreremo, nel caso non vi sia nulla oltre la vita) ma dal quale, purtroppo, nessuno può tornare per rassicurarci su come si stia. Ognuno di noi entrerà in questa dimensione avvolto da una profonda solitudine, simile a quella che avviene prima della nascita, e sarà sempre come il primo uomo o la prima donna a fare un passo già compiuto da miliardi di esseri.
La paura per la morte (in linguaggio medico tanatofobia) riguarda la maggior parte delle persone, e ciò è perfettamente naturale. I problemi sorgono nei casi, neppure troppo rari, in cui il terrore di morire induce a dimenticare la bellezza della vita, soffocando le giornate e limitando l’azione dell’individuo.
Come primo passo per superare la paura della morte, secondo gli psicologi è importante capire che cosa stia dietro a questa fobia. La morte è un concetto immenso, che però ha diverse implicazioni (mancanza di coscienza, di controllo ecc.) le quali sono riconducibili a paure molto più pratiche e terrene, quindi più facili da affrontare. È chiaro che per superare la paura della morte non bastano del tutto neppure le religioni e la filosofia, ma è proprio riducendo il macro al micro che la psicologia cerca di aiutarci.
Avere paura di morire può significare, secondo la psicologia:
La paura dell’ignoto è del tutto normale, secondo Lovecraft è addirittura “la più antica e forte” di tutte le paure umane. Tutto ciò su cui non abbiamo abbastanza informazioni può essere rubricato dal cervello come un pericolo, come avviene anche per gli animali, e cosa c’è di più misterioso della morte?
Alcune persone sono contraddistinte dall’intima necessità di avere controllo su se stesse e ciò che le circonda. Solo quando sentono di avere in mano le redini della realtà possono tirare il fiato e sentirsi al sicuro. Ma la morte rappresenta l’apice della perdita del controllo: non solo non si può comunicare con il mondo esterno, ma anche la volontà sul proprio corpo è perduta.
La più altruista delle motivazioni che stanno dietro la tanatofobia riguarda il timore di lasciare i propri figli, genitori, amici soli e senza aiuto. La paura di far soffrire le persone che amiamo è una leva potente e si collega in qualche modo al problema del controllo prima esposto: cosa possiamo fare affinché il mondo vada avanti come vogliamo, se non ci siamo più?
La ripugnanza nei confronti del dolore, e quindi anche della morte nel suo aspetto doloroso, è connaturata agli esseri umani e fa parte dell’istinto di sopravvivenza che governa tutta la natura.
Queste sono le micro-paure che messe insieme concorrono a generare una tanatofobia più o meno potente. Come detto prima, temere la morte è normale, ma è bene rendersi conto di quando questa ansia ci trattiene dal vivere la vita appieno. Affrontare il problema della morte pezzo per pezzo, senza cercare invano di fingere che non esista, può essere una via.