Ciascuno di noi ha incontrato almeno un predatore emotivo nella propria vita. Si tratta di persone apparentemente normali, affabili e gentili, che però quando entrano in intimità iniziano a rivelare la loro attitudine a manipolare e controllare: i classici partner, amici, familiari tossici.
Dobbiamo però ricordarci che anche i “mostri”, coloro che inducono sofferenza negli altri, stanno male. C’è molto probabilmente una ferita nel loro passato, un trauma da violenza o da mancanza di attenzioni, che ha impedito loro di sviluppare le giuste abilità sociali (e l’empatia). Cercando di controllare le sue vittime, il predatore emotivo cerca in realtà di mettersi al riparo da un’angoscia che lo attanaglia senza lasciargli respiro.
I predatori emotivi possono “guarire”, ma non è compito delle vittime innescare questo cambiamento. L’elenco di debolezze che segue non serve a giustificare, ma a capire. Il manipolatore, per guarire, ha bisogno di rendersi conto che qualcosa non va in lui e il modo migliore per “illuminarlo” è evitare di assecondarlo nelle sue paure, che sono principalmente queste 9:
Le persone manipolatrici hanno paura di guardarsi dentro perché temono quello che potrebbero trovare. È proprio per evitare di fare introspezione che se la prendono sempre con gli altri. Non dare corda alle colpevolizzazioni del manipolatore, anche quando non sono rivolte contro di voi, è un modo per evitare di assecondare questo blocco.
I predatori emotivi non sopportano di essere trattati con indifferenza. Il loro obiettivo è conquistare le attenzioni di tutti, ed è per questo che si impuntano così tanto per conquistare chiunque abbiano di fronte. Il modo più sicuro per rendere frustrato un manipolatore è non dargli attenzioni.
La cosiddetta “ferita narcisistica”, che spinge le persone a sviluppare una personalità predatoria da adulte, è una forte umiliazione vissuta in giovanissima età. Il bambino umiliato e vergognoso inventa un “sé” forte e invincibile per evitare di subire lo stesso disagio da adulto. Ridere di un manipolatore è la cosa peggiore che gli si possa fare.
Il predatore emotivo odia vedere intorno a sé persone felici e di successo. Ogni cosa buona che accade agli altri lo fa sentire un miserabile. È doloroso, per un manipolatore, vedere la sua vittima prendere coscienza e riguadagnare tappe nella propria vita. Ed è proprio questo il modo migliore che la vittima o ex tale ha di combattere.
Il predatore emotivo narcisista non vuole essere una figura di sfondo, bensì il protagonista di ogni storia. Per questo cercherà di isolare la vittima dagli amici e dalla famiglia. Il predatore non ha più la presa se la sua vittima è circondata da una buona rete sociale.
Controllando gli altri il manipolatore si sente potente e riesce a nascondere il suo “bambino interiore” sofferente. Quando il manipolatore perde il controllo sulla vittima va in confusione e rivela la sua fragilità.
Il predatore emotivo non accetta un “no” come risposta. Proprio per questo tende a circondarsi di persone accondiscendenti. Iniziare a dire dei “no” è un primo passo per liberarsi, ma occorre prima di tutto tenere conto della propria sicurezza allontanandosi anche fisicamente per evitare scoppi di violenza.
Il manipolatore non sopporta di fallire, per questo quando sbaglia dà la colpa sempre a qualcun altro. Torniamo così ancora una volta all’immagine del bambino umiliato che è terrorizzato dall’idea di essere vilipeso un’altra volta. Evitare di accontentare il manipolatore scatena in lui un forte disagio.
Se qualcuno ha un segreto inconfessabile, sarà diffidente anche nei confronti del più sincero degli amici. Il manipolatore narcisista è proprio così, non vuole che gli altri vedano la sua sofferenza, i traumi del suo passato. Per questo qualcosa dentro di lui gli impedirà sempre e comunque di lasciarsi andare, di innamorarsi, di rivelare la sua fragilità. Neanche tutto l’amore del mondo può vincere questa sfida, perché solo lui ha il potere di innescare un cambiamento.
Poveri manipolatori! Forse non li avevate mai visti così, vero? Ebbene, ora che sapete che non sono persone “perfette” ma solo persone ferite che cercano invano di combattere le loro fragilità, potete guardarle con un occhio più disincantato.
Il successo dei manipolatori è come quello di un gattino che si traveste da leone ma viene sbugiardato al primo miagolio. Ma loro hanno bisogno proprio di questo, di essere scoperti! Ecco perché occorre conoscere le loro fragilità e usarle per proteggersi, ma anche per costringerli a guardarsi dentro.