Per alcune persone perdere la pazienza è molto facile, eppure questa virtù è preziosa per mantenere una vita equilibrata.
Secondo Salman Akhtar del Psychoanalytic center di Philadelphia la pazienza è sostanzialmente la capacità di attendere un momento migliore per ottenere ciò che si desidera senza perdere il buonumore e la speranza, evitando fretta e inquietudine. Potremmo concludere che chi sa aspettare il proprio momento ma non riesce a farlo con animo sereno non è davvero paziente.
C’è da notare che, a differenza di quasi tutti gli animali, la nostra specie si contraddistingue per la sua pazienza. Il modo in cui la nostra società è organizzata tende a dilatare il tempo della ricompensa e tutti siamo abituati ad aspettarla con fiducia. Un esempio è attendere l’arrivo dello stipendio, necessario per il nostro sostentamento, mentre un leone affamato andrebbe subito a caccia e otterrebbe immediatamente ciò di cui ha bisogno.
Il tempo necessario perché un seme si trasformi in frutto è la metafora concreta della grande pazienza del genere umano: secondo gli psicologi si tratta di una virtù adattiva che ci consente di vivere meglio ottenendo conquiste impensabili nel qui e ora. La pazienza si lega in modo diretto a un’altra importante virtù, ossia la perseveranza, quella che ci tiene costantemente ancorati all’obiettivo anche quando sembra lontano.
Studi condotti sulla pazienza nei bambini hanno dimostrato che quelli più in grado di aspettare tranquillamente un evento futuro piacevole avevano migliori risultati a scuola e, una volta adulti, erano più socievoli e soddisfatti.
Ma perché per così tante persone resta difficile avere pazienza? Stare semplicemente in attesa rappresenta un costo in termini di tempo. Un tipico stato d’attesa come una lunga coda alle poste ci costringe a impiegare mezz’ora, un’ora della nostra giornata in un’attività noiosa e non gratificante. Aspettare senza fare nulla significa rinunciare implicitamente a tante altre possibili attività molto più divertenti.
Un modo per allenare la pazienza è diventare sempre più capaci di autodistrarci in queste situazioni così noiose. La tecnologia in questo senso ha letteralmente monopolizzato il campo dell’autodistrazione: non è un caso che la maggioranza delle persone in attesa si dedichi al proprio cellulare.
La pazienza necessaria per raggiungere grandi obiettivi (per esempio laurearsi in tempo) comporta rinunce ancora più grandi che perdere mezz’ora in fila alla posta. A volte, pur raggiungendo ciò che ci si è prefissi, ci si guarda indietro e ci si intristisce per tutte le rinunce fatte.
Un altro meccanismo psicologico che è in noi per “sabotare” la pazienza è la devozione, tutta animale, al qui e ora. Se dobbiamo scegliere tra rinunciare a una fetta di torta oggi per dimagrire un domani, tendiamo inconsapevolmente a privilegiare la prima opzione. Questo perché nonostante la motivazione razionale tendiamo a guardare ai noi stessi del futuro come estranei. È difficile privarsi di un buon dolce per compiacere un sé lontano nel tempo e ancora nebuloso nella sua identità: “il me di domani sarò ancora io?”.
In conseguenza delle cose appena dette un altro modo di allenare la pazienza è cercare di connettersi proprio con il sé del domani, conoscerlo, parlarci. Anche usare l'immaginazione e provare a sentire in anticipo la soddisfazione del premio conseguito aiuta ad essere più pazienti.