Stashing, dall’inglese to stash, “nascondere”, indica un atteggiamento sempre più diffuso: evitare di presentare il proprio partner agli amici o alla famiglia, di fatto omettendo di includerlo nella propria rete sociale. Questo atteggiamento di solito è sia reale che virtuale, per cui si evita di far sapere che si è impegnati in una relazione non postando commenti né foto sui social.
Oltre che per l’anglofilia che caratterizza sempre più noi italiani, il motivo per cui usiamo la parola stashing è che si tratta di un termine nuovo, invenzione della giornalista Ellen Scott che per prima ha descritto questa tendenza nei suoi articoli. Scott ha notato che la maggior parte di queste relazioni finiscono quando il partner, rendendosi conto di essere “tagliato fuori” dalla vita dell’altro, gli chiede il perché di questo comportamento.
Subire stashing è molto fastidioso perché porta inevitabilmente una serie di domande: “il partner si vergogna di me?”, “ha un’altra persona?”, “considera la nostra una storia poco seria?”. Domande che minano profondamente la fiducia reciproca.
Lo stashing non si riconosce subito e diventa evidente solo con il solidificarsi della relazione. Chi lo compie di solito inventa mille scuse per giustificare il suo operato e almeno inizialmente è normale credergli. I segni inequivocabili che il tuo partner sta facendo stashing sono:
È necessario riconoscere che lo stashing non è cosa da poco: è un vero e proprio comportamento disfunzionale che non dà buone prospettive sul prosieguo della relazione.
Il miglior consiglio per chi sta subendo stashing è quasi sempre darsela a gambe perché il partner sta comunicando, neanche troppo tra le righe, che non intende rendere la storia seria come dovrebbe essere.
Spesso lo stashing portato avanti per lungo tempo va a confluire in veri e propri abusi psicologici come il gaslighting e il ghosting. Certe persone è meglio perderle che trovarle.