La piramide di Maslow è stata elaborata dallo studioso da cui prende il nome nel 1954. In un periodo in cui gli psicologi si concentravano soprattutto sui disturbi della personalità e su come guarirli, egli fu uno dei primi a studiare, invece, le persone felici e il loro modo di vivere. In particolare, Maslow si concentrò sui bisogni di autorealizzazione e sulla creatività, considerandoli fondamentali per la felicità umana.
Ma andiamo con ordine: cos'è esattamente questa piramide?
È una scala dei bisogni primari, alla cui base stanno quelli fondamentali per la sopravvivenza e all'apice quelli che, approssimando, qualificano la felicità.
I bisogni alla base della piramide sono:
Si capisce che chi deve lottare per soddisfare questi bisogni non può dedicarsi a nient'altro, né coltivare desideri o aspettative di altro tipo, e inoltre può riportare alcuni forti danni psicologici. Purtroppo ancor oggi, nel mondo, molte persone non hanno di che mangiare e, con la recente crisi, può non essere scontata la sicurezza di occupazione che permette di sopravvivere. Ma, una volta sicuri di avere un tetto sulla testa e del cibo, siamo felici? Lo sappiamo, no. Ecco allora che su questa base si innesta la vera piramide della felicità.
I bisogni all'apice della piramide sono:
Sono i bisogni che fronteggiamo più di frequente nella nostra vita. La mancata soddisfazione, in particolare, del bisogno di appartenenza può portare alla depressione nella persona che si è sentita mancare questa dimensione, anche nei primi anni di vita. L'autostima è ciò che ci consente, invece, di scalare la piramide fino in cima e diventare davvero noi stessi, mettendo in gioco le nostre capacità.
Maslow credeva che ci fossero due possibili versioni dell’autostima. La "forma bassa" si ha quando la persona cerca rispetto dagli altri ottenendo riconoscimenti, prestigio sociale, oggetti rivelatori di status, attenzione. Essere magri o muscolosi, eccellere nel lavoro, avere una bella casa o una bella macchina... ahinòi.
La "forma elevata" prevede invece che la persona cerchi rispetto attraverso i suoi propri punti di forza, le sue competenze. Questa forma superiore di autostima si basa su competenze interne, a differenza dell'altra.
L'autorealizzazione è lo stadio ultimo della piramide ed è definibile anche come auto-scoperta. Le persone che raggiungono questo livello sono giocose, attraenti, rispettose degli altri e mentalmente aperte, e sono le persone che secondo lo studioso sono finalmente felici. Per Maslow il raggiungimento dell'apice era quasi impossibile, ma nel tempo il suo schematismo è stato criticato e lui stesso ha modificato le sue idee a riguardo. Gli ultimi tre stadi della piramide, infatti, sono in continua evoluzione e possono coesistere nello stesso momento.
La piramide di Maslow è stata molto utilizzata, e lo è ancor oggi, dai pubblicitari. Quasi tutte le pubblicità analizzano i bisogni, intesi come mancanze, e si propongono di soddisfarli attraverso il prodotto venduto.
Alcuni, invece, hanno ricercato nella piramide l'origine di disturbi psicologici e sociali.
Una buona utilizzazione di questo strumento per la nostra personale felicità, invece, è farne uno strumento di autoanalisi e auto-conoscenza in positivo. Capire che cosa ci è mancato, che cosa il mondo non ci ha dato e dove si colloca tutto questo, capire su quale gradino siamo assestati nel nostro oggi e a quale grado di autorealizzazione ci sentiamo di essere: tutto ciò può servire a pensare, sognare e praticare la felicità.
Maslow sosteneva che meno dell' 1% delle persone raggiungesse l'ultimo stadio, ma grazie a lui e a tanti altri "psicologi della felicità" forse possiamo alzare questa media. O forse no? La felicità è una continua negoziazione con la vita (che nella piramide così fatta sembra non entrare) ed è, più che un raggiungimento, una bella sfida quotidiana.