In amore vince chi fugge o chi resta? La domanda non è scontata e la risposta lo è ancor meno.
Fuggire in amore significa negarsi, con o senza una spiegazione di facciata, con l’obiettivo di aumentare il desiderio dell’altro: si smette di rispondere ai messaggi o lo si fa con molto ritardo, si rimandano le uscite e in generale ci si comporta in modo misterioso e sfuggente. Questa è una tattica molto usata da chi vuole alimentare nel partner un’insicurezza che vada a suo vantaggio: la “vittima” potrebbe cedere al desiderio e avvicinarsi maggiormente al “fuggitivo”.
Chi critica questo comportamento asserisce che si tratta di una forma di gioco manipolatorio. Non sarebbe un modo etico di comportarsi, perché provocare deliberatamente frustrazione nel partner significa, appunto, manipolarlo. I sostenitori del “vince chi fugge” sottolineano invece che questo comportamento serve a risvegliare un partner poco presente e a riportarlo in una condizione di sano desiderio.
E chi resta? Secondo alcuni, questo atteggiamento perseverante sarebbe una forma di debolezza, un modo di inghiottire il boccone amaro e accettare l’assenza emotiva del partner. Secondo altri, invece, rimanere accanto alla persona che si è scelta sarebbe il modo più giusto di comportarsi.
Quando nella coppia qualcuno so trova in una condizione di fuga e inseguimento c’è di solito un problema di autostima: chi insegue è la persona più debole. Nelle coppie in cui il partner trascurato decide di restare, è lui ad avere un problema di autostima.
Chi ha ragione insomma, chi fugge o chi resta? Premettiamo che ogni coppia è diversa e gli equilibri relazionali sono sempre complicati da decifrare. Forse quello che andrebbe discusso veramente è proprio il concetto di “vincere” in amore.
Infatti, l’amore non è o non dovrebbe essere una lotta, ma un percorso comune. Quando si innescano giochi di competizione, la coppia entra in una dinamica di dominato/dominante che snatura il sentimento.
Forse la scelta giusta non è tra fuggire e restare, ma tra l’affrontare o no il problema di base che la coppia presenta. Infatti il problema principale che spinge una persona ad adottare la strategia della fuga è il non sentirsi amata abbastanza.
Fuggire per provocare o restare senza far niente sarebbero dei modi per evitare la strategia d’azione più sana, ovvero la discussione. Quando la coppia si “raffredda” e uno dei partner si sente poco considerato la cosa migliore è prendere di petto il problema e dedicarsi al dialogo. Sarà difficile? Sì, ma la possibilità che le cose ricomincino a funzionare è molto più alta.
Attenzione: fuggire è ben diverso dall’allontanarsi gradualmente da una persona che ci rendiamo conto non essere più adatta a noi. In questo secondo caso non si utilizzano scuse e il fine non è prendere il partner all’amo, ma ricominciare a rivendicare i nostri spazi di libertà con l’obiettivo di arrivare a una sana separazione. L’allontanamento graduale può essere una strategia adattiva, anche se è sempre il dialogo schietto e aperto a essere la strada preferibile.