Vogliamo tutti avere una vita senza rimpianti. Molti coach e giornalisti ci stimolano, infatti, a dare tutto quanto è possibile per non sperimentare la particolare tristezza che il rimpianto dà. Ma se invece questo sentimento, così pesante in apparenza, fosse positivo? La scienza dimostra che, in una certa misura, il rimpianto ci migliora la vita.
Partiamo da una constatazione: una vita senza rimpianti è un mito irraggiungibile. Lo sottolinea molto bene Daniel Pink nel suo libro “The power of regret”: ogni persona “sana” è spinta naturalmente a interrogarsi sulle proprie azioni passate e a chiedersi cosa avrebbe potuto fare di meglio. Questo processo mentale è chiamato ragionamento controfattuale, cioè quello in cui si immaginano possibili alternative agli eventi passati, e per le persone adulte rappresenta un tipo di ragionamento normale. Di solito i rimpianti si concentrano sulle situazioni sulle quali si aveva un certo margine di controllo: il classico esempio di rimpianto è quello di aver abbandonato gli studi. E tutto questo è positivo perché, come vedremo, ci spinge a far meglio in futuro.
Uno studio condotto su un gruppo di studenti iscritti a un corso di negoziazione ha dimostrato che i soggetti che presentavano rimpianti su come avevano condotto le negoziazioni passate avevano più probabilità di ottenere risultati migliori in futuro. Chi ha rimpianti, quindi, è spinto a impegnarsi di più rispetto a chi non ne ha.
Un altro studio, che conferma i risultati del primo, ha coinvolto altri studenti ai quali è stato chiesto di svolgere un compito logico. Chi ha dimostrato la capacità di “rimpiangere” i propri errori, ovvero di riflettere sugli sbagli fatti, ha ottenuto risultati migliori al secondo round.
I rimpianti, lo sappiamo, possono diventare divoranti. Tutti abbiamo perso un treno nella vita, tutti abbiamo fatto qualche scelta di cui ora ci pentiamo. Tutti abbiamo perso un amore che poteva risultare molto promettente, abbiamo mancato un’occasione, abbiamo preso una strada non voluta. Eppure proprio queste scelte di cui non siamo fieri ci rendono persone migliori, più consapevoli.
Come ci suggeriscono i risultati degli studi che abbiamo riportato, il rimpianto non deve essere una scusa per piangersi addosso, ma uno stimolo per la crescita personale. Se sappiamo cogliere il buono dai rimpianti non cadremo in un ruminare depressivo ma saremo stimolati a cambiare la nostra vita. Perché sì, ci sono treni che non è possibile riprendere, ma in stazione ne passano molti altri. Facciamo quindi pace con i nostri errori passati, consapevoli che siamo sempre in tempo per correggerci, proprio come i volontari degli studi che abbiamo menzionato.