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    Quando il lavoro fa paura
    Sempre più persone vivono situazioni di disagio, e addirittura di paura, nei confronti del lavoro.

    Un famoso libro di Cesare Pavese si intitola “Lavorare stanca”. E come possiamo dargli torto? Lavorare stanca davvero. Ma dai suoi tempi a oggi il modo in cui intendiamo il lavoro è profondamente cambiato. Al tempo dei nonni il lavoro era, nella maggior parte dei casi, visto come un modo faticoso per sostenere la famiglia e poco di più. Oggi, invece, è sempre più concepito come un mezzo di realizzazione personale.

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    Al lavoro passiamo la maggior parte del nostro tempo. Apprendere il mestiere, esercitarlo con cura e crescere in esso è fonte di grande soddisfazione per le persone. Quando ci si conosce, una delle prime domande è: “Che lavoro fai”?

    C’è però una faccia oscura del lavoro, ed è ciò di cui parleremo oggi. Se la dimensione lavorativa è così importante per le persone, è anche normale che sorgano delle paure: paura di non essere abbastanza, di non dare il massimo, di essere umiliati per la propria “incapacità”. Alcuni possono rimanere schiacciati da queste paure e iniziare a vivere il lavoro con una buona dose di angoscia.

    Non possiamo non dire che questa situazione così complicata, in cui ogni mattina si sperimenta un profondo disagio mentre ci si reca al lavoro, sia dovuta solo alla psicologia individuale. È vero, in molti casi chi vive male il lavoro presenta tratti di ansia ed è più predisposto allo stress. Ma è vero anche che incidono molto i fattori ambientali.

    Purtroppo è sempre più diffuso il fenomeno del mobbing: questo avviene quando superiori e colleghi svalutano continuamente la persona, la demansionano e la destinano a compiti degradanti. Chi viene discriminato in azienda può iniziare a vivere il lavoro con grande angoscia, e non sono rare le lacrime durante l’andata e il ritorno da casa.

    Un altro fenomeno in ascesa è il burnout, l’esaurimento da lavoro. Questo si crea quando lo stress diventa cronico, le responsabilità schiacciano e non si riesce più a mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata. A volte il burnout può essere devastante, provocando difficoltà di concentrazione ma anche pesanti sintomi psicologici che si riflettono nella vita quotidiana.

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    I lavoratori che sono vittime della cosiddetta ergofobia (paura del lavoro) possono sperimentare sintomi come:

    • Ansia e attacchi di panico
    • Tachicardia, sudorazione aumentata e tremori
    • Stress sopra i livelli di guardia
    • Impossibilità di concentrarsi e difficoltà nel portare a termine i compiti assegnati
    • Insonnia e irritabilità
    • Condotte di evitamento che vanno dalle più lievi alle più gravi, dall’assenteismo fino alle dimissioni

    Arrivare a scappare dal lavoro, licenziandosi, è piuttosto problematico. Le persone possono finire per saltare da un lavoro all’altro, senza mai trovare pace (e mettendo a rischio la propria indipendenza economica). Fortunatamente, ci sono alcune strategie pratiche che possono venire in aiuto quando la paura del lavoro si fa sentire:

    • Pianificare compiti e obiettivi raggiungibili
    • Rendersi conto dei propri limiti e valorizzare le proprie aspirazioni
    • Imparare a gestire la propria routine giornaliera, dedicando abbastanza spazio al riposo e alle attività ricreative
    • Adottare tecniche di respirazione e mindfulness
    • Cercare supporto dalla rete di familiari, amici e colleghi
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    Un ruolo centrale per combattere la paura del lavoro l’hanno anche le aziende. È necessario promuovere un ambiente lavorativo sano, puntare sulla coesione all’interno del team e ridurre i contrasti interni. Anche la formazione dei lavoratori, che spesso insegna come gestire ansia e stress, è decisamente importante.

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