Negli ultimi anni è entrato nel nostro vocabolario un termine nuovo ma fin troppo familiare: doomscrolling. Un’espressione che descrive quel comportamento compulsivo di scorrere senza sosta notizie negative, spesso sui social network o sui siti di informazione, anche quando questa attività provoca ansia, stress o tristezza. Ma perché lo facciamo? E soprattutto: come possiamo smettere?
Per scoprirlo facciamo innanzitutto un passo indietro e impariamo di più su questa espressione. Il termine deriva dall’unione di doom (“condanna”, “rovina”) e scrolling (lo “scorrere” tipico delle pagine digitali). Il doomscrolling è quindi l’atto di continuare a leggere contenuti negativi anche quando ci fanno stare male. Si manifesta soprattutto durante periodi di crisi – pandemie, guerre, catastrofi naturali o tensioni politiche – quando l’offerta di notizie drammatiche aumenta e i feed diventano una sequenza infinita di eventi preoccupanti.
A livello psicologico, il doomscrolling nasce da una combinazione di fattori: il bisogno umano di sentirsi informati, la paura di perdere informazioni importanti (FOMO), e il design delle piattaforme social, che incentivano la permanenza attraverso algoritmi che spingono contenuti emotivamente forti.
Ma benché naturale in alcune situazioni, il doomscrolling può avere un impatto negativo sulla salute mentale. Tra le conseguenze più comuni troviamo un aumento dell’ansia e dello stress: l’esposizione continua a notizie allarmistiche intensifica la percezione del pericolo. Un altro effetto indesiderato è la riduzione della qualità del sonno: molte persone doomscrollano la sera o a letto, alimentando preoccupazioni che disturbano il riposo. Inoltre si registra, tra chi fa doomscrolling spesso, un peggioramento dell’umore. Infatti l’overdose di negatività può portare a pessimizzazione, irritabilità e senso di impotenza. Infine, il doomscrolling può portare a significativi sprechi di tempo e perdita di concentrazione: spesso stare incollati al telefonino è un comportamento automatico che ruba minuti o ore senza che ce ne accorgiamo.
La buona notizia è che il doomscrolling non è inevitabile: con alcune strategie possiamo ridurre o eliminare questo comportamento. Ecco qualche spunto:
Stabilire una finestra giornaliera in cui leggere le notizie (ad esempio 15–30 minuti al giorno) aiuta a mantenere il controllo. Timer e app di digital wellbeing possono essere validi alleati.
Si può creare un ambiente digitale più sano silenziando o disattivando le notifiche non necessarie. È bene smettere di seguire pagine che diffondono contenuti sensazionalistici scegliendo fonti più equilibrate e affidabili.
Quando si sente l’impulso di scorrere compulsivamente, si può provare a rimpiazzarlo con attività brevi e concrete: respirazione profonda, qualche minuto di stretching, ascoltare musica o leggere un articolo positivo.
Osservare come ci si sente durante e dopo il doomscrolling può aiutare a riconoscere i trigger. Un semplice “Come mi farà sentire leggere questa notizia?” può bastare per interrompere il ciclo.
Così come una dieta equilibrata migliora il corpo, una dieta informativa selezionata migliora la mente: alternare notizie a contenuti culturali, ispirazionali o educativi riduce il carico emotivo negativo. È bene tenersi informati, ma non è sempre auspicabile scavare troppo a fondo in un terreno minato.
Mezz’ora dopo il risveglio o prima di dormire, i pasti o alcuni momenti della giornata possono essere dichiarati no-phone zone, per spezzare l’abitudine di controllare lo schermo.
Imparare a gestire il nostro consumo di informazioni è fondamentale per proteggere il nostro benessere mentale. Con consapevolezza e piccoli cambiamenti, è possibile restare informati senza esserne travolti.
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