Nella storia di una coppia (qualsiasi coppia) possiamo osservare interazioni positive e negative. Un esempio di interazione negativa è lasciarsi andare alla rabbia o esprimere un commento piccato, mentre un esempio di interazione positiva è rivolgere al partner un gesto affettuoso. Quando si sta insieme da poco tempo è normale che le interazioni positive siano nettamente maggiori rispetto a quelle negative, ma il tempo, lo stress, l’abitudine e le infinite sfide del vivere insieme potrebbero ribaltare la situazione.
Gli psicologi John M. Gottman e Robert W. Levenson, che hanno dedicato tutta la loro vita allo studio delle relazioni, si sono occupati di questo tema e hanno inventato una formula matematica, la regola del 5:1. Tutte le coppie hanno comportamenti positivi e negativi, ma perché l’unione funzioni è necessario che le interazioni positive siano 5 volte maggiori rispetto a quelle negative.
Gli studiosi sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato innumerevoli coppie. Sono arrivati, pensate, a una tale comprensione delle relazioni da poter indovinare con una precisione del 90% quali coppie sarebbero rimaste insieme e quali no. La regola del 5:1, nata da anni di osservazione e studio, permette con una sicurezza matematica di stabilire se una relazione durerà o sarà destinata a naufragare.
Quando il rapporto tra interazioni negative e positive è di 1 a 1, o addirittura va “in rosso”, il rischio di rottura è decisamente alto. Questo accade perché la negatività è molto più forte della positività: un gesto sbagliato o una parola di troppo restano impressi a lungo. È per questo che sono necessari ben 5 comportamenti positivi per “correggere” un comportamento negativo e compensarlo.
Secondo l’istituto Gottman, le principali interazioni positive sono le seguenti:
Le coppie che applicano (anche senza saperlo) la regola del 5:1 sono destinate a essere più felici e a durare più a lungo. Questa proporzione matematica è valida come una vera e propria regola di vita, capace di donare serenità e contrastare gli effetti degli inevitabili momenti di contrasto.
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