La vitamina D è la sola vitamina che è al tempo stesso un ormone. Una volta assunta attraverso l’alimentazione o attraverso la pelle con l'esposizione solare, la vitamina D viene trasportata nel fegato e nei reni dove può trasformarsi nella sua forma attiva di ormone. In questa veste, la vitamina D aiuta l’assorbimento del calcio, contribuendo a rafforzare le ossa, i denti e i muscoli.
Oltre a questi compiti, la vitamina D rilascia neurotrasmettitori (come la dopamina e la serotonina), che sostengono la normale funzione cerebrale. E qui arriviamo al punto che ci interessa: diversi anni fa i ricercatori hanno scoperto dei ricettori di vitamina D in una gran quantità di cellule del cervello, nelle stesse regioni connesse alla depressione. Per questo si è pensato, e si pensa ancora oggi, che scarsi livelli di vitamina D possano incentivare la depressione.
Questo spiega in parte l'esistenza delle SAD, sindromi depressive stagionali, che portano le persone a una vera e propria depressione ma soltanto in alcune stagioni dell'anno (di solito quelle invernali).
Più di un miliardo di persone nel mondo soffre di carenza di vitamina D. Tra questi, si riconoscono varie categorie a rischio: le persone che vivono lontane dall'Equatore, le persone con problemi legati al tratto digestivo (celiaci, obesi) e quelle con la pelle scura. La pelle scura, sembra strano a dirsi ma costituisce una sorta di barriera all'assorbimento della vitamina.
Assumere integratori di vitamina D aiuta tutti questi soggetti, oltre a quelli che ne fossero carenti per altre cause, a tenere sani ossa e denti, a regolare il metabolismo ecc. ma, con un recente studio, gli effetti antidepressivi sono stati messi in dubbio.
Gli autori del recentissimo studio (2020), pubblicato sulla rivista scientifica Yama, hanno analizzato nel corso di cinque anni un numero enorme di persone, 18.000. I soggetti, sia maschi che femmine, erano di età pari o superiore ai 50 anni ed erano divisi in due gruppi. Il primo assumeva regolarmente integratori di vitamina D, il secondo pillole di placebo.
I risultati?
I soggetti che avevano assunto il trattamento alla vitamina D non hanno mostrato un particolare beneficio derivante dal supplemento. In pratica, tra loro e quelli che assumevano il placebo non c'era differenza: la vitamina D non impediva la nascita di eventuali episodi depressivi e nemmeno migliorava l'umore.
Questo studio, il primo su larga scala, è anche il primo ad essere negativo sul potenziale della vitamina: altri studi in passato si erano rivelati molto promettenti, ma non erano stati eseguiti così a lungo.
"Non è ancora tempo di gettare via la vitamina D, almeno non senza il parere del medico”, spiegano comunque i ricercatori "anche perché la vitamina D può essere assunta anche per motivi diversi, ad esempio per condizioni legate alle ossa e al metabolismo".