Il senso etimologico dell’anuptofobia è la paura del celibato, della mancanza di nozze nella propria vita e, in senso ampio, il terrore di rimanere single. E’ una vera e propria fobia che colpisce entrambi i sessi ma in maggior misura le donne fra i trenta e i quarant’anni. Chi ne soffre possiede bassa autostima, poca fiducia in sé, è propenso alla dipendenza emotiva e a un ingiustificato senso di gelosia. Perché si arriva a soffrire così tanto per la mancanza di un partner? La risposta arriva da lontano e può risiedere in antichi retaggi culturali secondo i quali l’unica fonte di felicità è l’amore, il “vissero felici e contenti” oppure in esperienze di abbandono o rifiuto vissute in età infantile /adolescenziale.
Da qui un profondo senso di frustrazione se capita di non trovare l’anima gemella, che conduce molte persone a sviluppare sentimenti negativi verso sé stessi; ci si sente inferiori rispetto agli altri e si tende a sopprimere la propria individualità in nome della “coppia”. Le donne, in modo particolare, tendono spesso a localizzare la realizzazione personale quasi esclusivamente nel rapporto di coppia e in assenza di questo possono rischiare di sviluppare ansia e angoscia. Chi ne soffre arriva a fare l’impossibile per trovare un partner e finisce il più delle volte invischiato in relazioni insoddisfacenti, senza il coraggio necessario di fare la scelta giusta per il proprio benessere mettendo se stessi al primo posto.
La “singletudine” viene vista come un fallimento sociale e la storia di Bridget Jones ne è uno spaccato: una serie di storie sbagliate e superficiali per tentare di togliersi socialmente l’etichetta di “zitella”. Ecco quindi che si viene assaliti da paure e angosce incontrollabili che spingono a collezionare ossessivamente partners, senza investire in sentimenti maturi, con il risultato che alla fine di ogni storia cresce il senso di frustrazione e disistima, in un circolo vizioso. Volere un compagno a tutti i costi induce gioco forza ad accontentarsi di persone che non sarebbero le più adatte in “tempi normali” e a soffocare il nostro io, in altre parole ci induce ad essere maledettamente conformisti.
L’anuptofobico si rivela pure estremamente geloso, se il rapporto di coppia è presente: il terrore di essere lasciati e rimanere ancora una volta soli può portare a controllare compulsivamente i movimenti del partner, coinvolgendo talvolta anche persone estranee, familiari e amici, alle quali si chiede spesso di avere supporto nel seguire, es. in ambito social, l’altra persona.
Come si può guarire da questa fobia? Alcuni suggerimenti potrebbero tornare utili.
È importante tenere sempre presente che l’amore deve far star bene e non dev’essere una forma di dipendenza psicologica. Iniziare da se stessi è il modo migliore per trovare un compagno anche perché chi si sente realizzato come persona risulta molto più attraente e ha più chances nella conquista. Del resto è risaputo che il bisogno non seduce e in amore esiste il momento giusto, basta saperlo cogliere.
P.s: questo non vuol dire che per trovare l'amore non bisogna darsi da fare. Ma siamo certi che, per quanto riguarda i nostri lettori single, si stanno dando da fare tantissimo! Prendete l'esempio degli anuptafobici come un pretesto per concentrarvi, oggi, su voi stessi e sui vostri desideri, e per scacciare ogni angoscia che vi avvelena.