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    Quando nella coppia uno dei due si ammala
    La malattia è un evento stressante per una coppia, in grado di mettere a dura prova anche i rapporti più saldi. Talvolta è un’esperienza lunga, faticosa, in cui non solo la persona malata, ma anche il partner è alle prese con la paura, l'ansia, la preoccupazione per il futuro, la stanchezza. Ecco qualche consiglio per imparare a fronteggiarla.

    La condivisione e la comunicazione sono la chiave per attraversare insieme un'esperienza dolorosa come la malattia. Quest’ultima può intensificare qualsiasi modello di comunicazione preesistente nella relazione. Nelle coppie che sono sempre state in grado di parlare di problemi difficili, quell’abilità probabilmente funzionerà anche in presenza della malattia. In quelle in cui la comunicazione aperta è stata difficile, potrebbe essere necessario lavorare su questo aspetto anche con l’aiuto di un terapista.

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    Spesso, quando uno dei due si ammala la coppia subisce una crisi. Uno studio americano ha analizzato la vicenda di circa cinquecento coppie che erano sposate al momento della diagnosi di uno dei due: nei cinque anni successivi il rischio di divorzio risultava sei volte più alto.

    Secondo gli esperti gli aspetti culturali giocano un ruolo importante. Nei Paesi in cui gli uomini non hanno l’abitudine di farsi carico della casa e della famiglia, la malattia può mandare in crisi la relazione. Il rapporto può essere condizionato da vari fattori, come la gravità del tumore, la presenza o meno di problemi coniugali, il significato che il paziente e il coniuge danno alla malattia, ma anche dal tipo di attaccamento tra i coniugi, che può determinare il benessere e la soddisfazione nella vita della coppia.

    Ogni coppia può reagire in modo differente: alcune sono capaci di adattarsi all’impatto emozionale della diagnosi e alle implicazioni del trattamento, mentre altre sviluppano un alto livello di stress che le porta a reagire in modo inadeguato. Questo può causare continui conflitti e incomprensioni, allontanando emotivamente i partner e, nei casi più critici, inducendoli alla separazione.

    In sostanza la malattia può portare alla luce problemi già esistenti da tempo, ma rimasti sopiti per anni. Dire la cosa giusta al momento giusto può essere particolarmente arduo. A volte, con l’intenzione di non creare situazioni stressanti, semplicemente si smette di parlare. Senza contare che malattie gravi come il cancro ostacolano anche la comunicazione non verbale, interferendo con la vita sessuale.

    Se ogni coppia è diversa e ha dinamiche interne peculiari, alcune strategie sono valide per tutte le coppie per affrontare insieme la malattia.

    Incanalare la diversità: ogni persona risponde alle avversità in modo diverso. E il partner potrebbe adottare stili di adattamento diversi da quelli attesi. È bene parlare di queste differenze e spiegare al partner cosa si preferisce.

    Chiarire le proprie esigenze: per quanto vicino, il partner non sempre percepisce quello di cui ha bisogno la persona malata. Dire al partner ciò di cui si ha bisogno è fondamentale: che si tratti della gestione dei figli, delle faccende domestiche o solo del bisogno di stare insieme, non bisogna aver paura di chiedere.

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    Dare spazio al partner: dopo il malato, il partner è la persona su cui la malattia ha un impatto maggiore. Anche quando non lo dà a vedere, è normale che possa sentirsi stanco e troppo carico di responsabilità. Parlare anche dei suoi bisogni e dargli la possibilità di staccare per ricaricarsi è importante per poter affrontare un’esperienza lunga come il cancro, ad esempio.

    Organizzare la logistica: alcune malattie gravi possono stravolgere le modalità di funzionamento della famiglia: chi si occupa delle faccende domestiche, chi aiuta i bambini a fare i compiti, chi porta il cane fuori. È bene organizzarsi e chiedere aiuto, se necessario. L’esperienza della malattia è già sufficientemente faticosa: non è necessario sovraccaricarsi di compiti che si fa fatica a portare a termine.

    Prepararsi ai cambiamenti nella vita sessuale: chirurgia, chemioterapia e altri trattamenti possono influire sia fisicamente sia emotivamente sulla vita sessuale. Occorre parlarne onestamente e apertamente con il partner, eventualmente con l’aiuto di uno psicologo.

    Continuare a essere coppia: difficile trovare il tempo e il modo, specie quando ci sono dei bambini, ma è importante ritagliarsi spazi per coltivare l’affinità di coppia e non lasciare che la malattia prenda il sopravvento. Concedersi una cena fuori, un concerto o una semplice passeggiata può essere utile per ricordarsi che, al di là della malattia, si è una coppia. Coltivare la relazione aiuta a far sì che il rapporto di affinità e amore non si trasformi in semplice accudimento.

    Oggi si presta molta attenzione all’interazione tra il malato e il partner, perciò gli interventi si rivolgono spesso alla coppia e non solo al malato. Salvare la relazione non è solo positivo in astratto, ma anche per la salute. La fine della relazione influisce negativamente sulla qualità delle cure, sulla qualità di vita e sull’esito del trattamento. Tutti hanno bisogno di essere in relazione, una relazione in cui ci sentiamo accuditi, protetti, amati e in cui impariamo ad accudire, proteggere ed amare.

    Tutti noi nasciamo da una coppia e la nostra prima esperienza subito dopo il parto è quella di essere in coppia con la madre. Potremmo dire che la coppia è il risultato della nostra ricerca di ripetere quella situazione iniziale di relazione non simbiotica, ma in cui ci sentiamo amati, accuditi, sicuramente dipendenti, ma riconosciuti nella nostra individualità e autonomia emotiva.

    La malattia del partner richiede, infatti, all’altro in buona salute molto lavoro e attenzioni supplementari, tanto da togliergli il tempo di fare anche le più piccole cose per sé, e questo produce un grande stress, peggiorando la qualità della relazione di coppia. La malattia inoltre può stravolgere la coppia attraverso un necessario quanto repentino cambiamento dei ruoli fra i due partners o produrre una riduzione delle risorse economiche familiari in quanto uno dei due partner, o entrambi, non possono più lavorare.

    A volte la coppia scoppia perché il partner malato può per difesa diventare distruttivo o perché il partner sano può reagire con l’allontanamento alla paura di perdere l’altro. La paura della morte porta a volte il partner sano ad avere reazioni postume alla malattia, quando tutto sembra ormai superato quest’ultimo può manifestare una sofferenza psicologica e un rifiuto del compagno di vita che è stato causa di angosce di morte molto profonde e spaventose. In parole semplici si può mettere in atto la separazione per paura che essa avvenga in maniera inaspettata e fuori dal proprio controllo.

    Chiedere un sostegno psicologico fa sentire meno soli e aiuta a non commettere gli errori più comuni per le coppie in questa situazione.

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    Il sostegno psicologico in alcuni casi aiuta ad intensificare la comunicazione nella coppia, chiedersi reciprocamente cosa fa paura, se si prova dolore fisico e/o interiore, quali sono le aspettative e i bisogni di ciascuno per non aggiungere al dolore la distanza.

    Una malattia sconvolge l’intero sistema familiare e soprattutto i figli. È necessario, inoltre, in queste situazioni avere delle indicazioni importanti ed un aiuto sul come comunicare ai figli la malattia e gestire anche le loro preoccupazioni.

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