In molte occasioni, non solo qui su Nirvam, ci troviamo a conoscere persone prima "virtualmente" che fisicamente. Le chat e qualsiasi tipo di messaggi privati, whatsapp compreso, hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare mettendo in soffitta, quasi completamente, persino le telefonate.
Spesso, inconsciamente, equipariamo le chat, ovvero messaggi scritti, alle chiacchierate o alle telefonate, ovvero comunicazioni verbali.
Perché facciamo questa associazione mentale? Perché i messaggi sono oggi istantanei, non costosi (quindi non si deve lesinare su di essi) e perché sono ormai diventati un modo abituale di portare avanti i discorsi. Il loro successo risiede anche nel fatto che è possibile conversare contemporaneamente con più persone o scrivere mentre si sta facendo altro. Ma i messaggi hanno importanti differenze con gli altri tipi di comunicazione; le principali che ci interessano sono due:
1) non c'è una vera istantaneità nel discorso (quindi non si può pretendere che una persona risponda subito)
2) le parole non sono "volatili" ma sono definitive (quindi non si può prendere troppo alla leggera ciò che si scrive).
Se poi nella comunicazione verbale il tono fa spesso la differenza, in quella scritta non è sempre facile intuire l'intenzione di una parola: è per questo che le emoticon hanno così tanto successo.
Esperienza comunissima: chattate a ciclo continuo per un certo tempo e poi, dall'altra parte, cade il silenzio. Bastano anche solo 30 secondi per diventare nervosi o impazienti, anche se non sempre si razionalizza il perché.
Dovremmo abituarci a considerare i messaggi per quello che sono, più vicini alle lettere di una volta che a una chiacchierata dal vivo e comprendere che dall'altra parte della "rete" c'è una persona che può evere altri impegni o interrompersi per vari motivi. Il diritto di non rispondere subito: ecco una cosa che bisognerebbe avere ben presente e che dovrebbe essere il patto tacito di qualsiasi chat. Non trasformiamo questa modalità comunicativa in una fonte di ansia!
Se abbiamo detto che i messaggi sono per certi versi simili alle lettere che si scrivevano un tempo, sono anche radicalmente diversi. Oggi, il vero equivalente della lettera è l'email. I messaggi sono pensati per essere brevi e sarebbe quindi meglio limitare la loro lunghezza più possibile. I "papiri" sono spesso stancanti e un po' scoccianti per chi si ritrova a leggerli. Se avete un discorso complesso da fare, cercate di suddividerlo in più parti oppure di passare a un altro metodo di comunicazione.
La ricerca della sintesi è parte dell'etichetta del web e rappresenta una gentilezza per il destinatario. Attenzione, però, a non cadere nel versante opposto!
Questo discorso vale più per applicazioni come messenger o whatsapp. Anche se i messaggi possono essere letti in un secondo momento, sarebbe buona regola evitare di mandarne se sappiamo che l'altra persona ha un impegno importante. In linea teorica, un messaggio in chat può essere spedito a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi circorstanza, e sta all'altro scegliere se rispondere o no. Tuttavia, dato che molti soffrono di quella che chiameremo la "febbre delle notifiche", evitare di far trillare il loro telefono quando sai che sono impegnati è una galanteria apprezzabile.
Sapete che i trilli del telefono attivano nel nostro cervello i recettori collegati al pericolo, all'emergenza? Quando riceviamo un messaggio sentiamo un potente impulso a controllare il cellulare e, se non lo facciamo, iniziamo a entrare in uno stato inconscio di tensione. Anche per questo, da parte nostra, se abbiamo qualcosa di importante da fare è buona norma silenziare lo smartphone.
Le battute sono belle, basta che siano evidenti come tali. Dato che in chat non si può sentire il tono della voce e si è più portati a fraintendere l'altro, scegliete bene quali scherzi fare o rischierete di scatenare il panico!
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