Romeo e Giulietta, scritto tra il 1594 e il 1596, è un grande capolavoro spesso banalizzato di William Shakespeare.
Il Bardo, in questo potente testo, tratta molte delle possibili sfumature dell'amore: pungenti sono le sue riflessioni sull'amore normato, privo di eccessi, e l'amore passionale e fuor di logica tipo del periodo adolescenziale.
Amore "saggio" o amore passionale, divorante, "adolescente"? Che cosa ne pensa Shakespeare?
Probabilmente tutti, nella vita, abbiamo avuto esperienza diretta di entrambi questi amori.
La coppia "breve" e la coppia "lunga" sono esperienze che non corrispondono per forza a una maggiore o minore maturità del soggetto: sono proprio esperienze differenti.
Ma se la coppia "lunga" porta una serie di vantaggi (matrimonio, prole, equilibrio mentale), l'altra coppia porta forti emozioni e forti dolori.
Frate Lorenzo, un personaggio vecchio e saggio, afferma infatti:
"Queste gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente; l'amore che dura fa così; chi ha troppa fretta, arriva tardi come chi va troppo adagio."
Ma Romeo, nella battuta precedente, aveva detto:
"Venga pure qualunque dolore possibile: esso non può valere in cambio, quanto la gioia che mi dà un solo breve minuto della sua presenza. Congiungi soltanto le nostre mani con le tue sante parole, e poi la morte, divoratrice d'amore, faccia pure quello che vuole."
Romeo è un ragazzino e Frate Lorenzo un grande saggio. Per Shakespeare è il frate ad avere ragione: ma sembra ad una prima lettura che tutta la sua ammirazione sia rivolta, invece, ai ragazzi che si amano.
Tutto qui? Diamo ragione a Romeo? Preferiamo vivere il nostro giorno da leoni che i canonici cento da pecora? Le cose non sono così semplici.
Non molti si ricordano che Romeo, prima di innamorarsi follemente di Giulietta, era altrettanto follemente innamorato di un'altra ragazza, tale Rosalina. Provava per lei lo stesso sentimento divorante che provò poi per la più famosa Capuleti. Amando Rosalina Romeo non mangiava, non dormiva, parlava come ubriaco e smaniava violentemente d'amore.
Poi vede Giulietta e che fa? Si scorda completamente che Rosalina esista.
Forse se Romeo non fosse morto per amore di Giulietta, avrebbe amato così anche una terza persona? Oppure avrebbe messo la testa a posto e si sarebbe sposato felicemente, visto che in questa storia il protagonista ha circa quindici anni?
Allora forse Shakespeare, quando fa parlare Frate Lorenzo e ci invita all'amore "saggio", non lo diceva solo per convenienza ma per reale convinzione?
Certo, se questa opera di poesia teatrale è ancora viva e pulsante a più di 400 anni dalla sua creazione, è perché non si limita a dare risposte univoche, valide una volta per sempre.
Sappiamo però i rischi dell'uno e dell'altro amore: quello dettato dalle convenienze è seguito dalla madre di Giulietta che, come le donne del tempo, già a quattordici anni era sposa e madre ed era vissuta così "bene" da scordare il significato dei sentimenti; quello adolescente e passionale è impersonato da Romeo che, come dicevamo, è una banderuola al vento.
Il Bardo forse, considerando pregi e difetti dell'una e dell'altra sponda, vorrebbe spingerci al giusto mezzo: molto semplice a dirsi, un po' più difficile da attuare. Al massimo, ci possiamo provare.
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