Gli altruisti sono più attraenti e hanno più rapporti sessuali rispetto a chi ha comportamenti meno disponibili verso gli altri. Steve Arnocky, l’ideatore di uno studio pubblicato dal British Journal of Psychology, condotto su 800 studenti dell‘Università Nipissing di North Bay, in Canada, ha dichiarato che l’altruismo è indicatore di altre caratteristiche nascoste, come la natura collaborativa di una persona o la sua affidabilità, per questo suscita tanto l’interesse delle donne.
Nel corso dell'indagine i giovani 'vittoriosi' sul piano delle relazioni hanno dimostrato di avere comportamenti altruistici in situazioni create ad hoc: per esempio, nei confronti di enti di solidarietà oppure si sono offerti di aiutare immediatamente un estraneo in una situazione di difficoltà.
Il lavoro sui giovani canadesi è partito da uno studio antropologico precedente, su una popolazione di cacciatori raccoglitori della Tanzania. In questo caso, gli uomini che dividevano con gli altri il frutto delle loro battute di caccia erano anche quelli che si riproducevano di più rispetto ai cacciatori che tenevano tutto per sé.
Un’altra ricerca dell’Università di Nottingham e della John Moores University di Liverpool, svolta su 32 donne e 35 uomini, a cui è stato chiesto di valutare quanto fossero attraenti i rappresentati dell’altro sesso, sulla base di una lista di qualità caratteriali, tra cui l’altruismo, ha evidenziato quanto segue: le persone sono risultate più attraenti quando è stato detto loro che si erano comportate in modo altruistico, magari prendendosi cura di un parente malato o facendo volontariato nella propria comunità.
La variabile dell’altruismo ha avuto un effetto minore sulla capacità di attrazione degli uomini, e nessun effetto significativo su quella delle donne, quando le stesse persone sono state valutate come potenziali partner per una breve scappatella.
Anche lo scrittore Albert Camus, noto per la sua acuta capacità di osservazione delle società e dei popoli, nonché autore, tra l’altro, di un libro quanto mai attuale intitolato “La peste“, esprimeva una sua personale considerazione sull’altruismo: “Ciò che è vero per tutti i mali del pianeta è vero anche per la peste. Aiuta gli uomini a elevarsi al di sopra di se stessi”. E sopra se stesso ognuno di noi non può che scoprire l’altro: fare qualcosa per gli altri fa bene innanzitutto a noi stessi. Ci aiuta perfino a sconfiggere una parentesi di cattivo umore o il buio di una depressione, ci consegna una gioia che deriva anche dal fatto di essere accettati e riconosciuti come persone capaci di un gesto di libera generosità.
L’altruismo, con questa forza, arriva perfino al punto di allungarci la vita.
“Si può essere altruisti per tante ragioni, anche di natura egoistica”, sosteneva ancora il biologo americano David Sloan Wilson,” ma quello che conta davvero sono le azioni stesse che favoriscono gli altri. Ovvero: l’altruismo genera forza, e quindi convenienza. Non solo nei rapporti umani, ma anche nel perimetro della vita sociale, delle relazioni in un condominio, in un quartiere, in una città. Fate solo questo esempio: se avete un rapporto di comunità, di buona convivenza con i vicini di casa, sarà più facile condividere con loro alcuni servizi… e una migliore qualità della vita nella zona”.
Ma altruisti si nasce- così come sosteneva il ginevrino Jean-Jacques Rousseau- o, al contrario, si viene al mondo con il germe dell’egoismo e dell’individualismo e la società ci insegna ad essere migliori, come pensava invece il filosofo Thomas Hobbes?
La ricerca può espandere all’infinito il suo raggio di azione, mettendo in relazione pensiero filosofico con esperimenti in laboratorio, ma non sempre si arriva a una certezza che possiamo considerare come verità assoluta. Senza scomodare troppo la filosofia o la scienza, possiamo concludere che la diarchia tra gli opposti è insita nella natura umana, dove convivono contemporaneamente altruismo ed egoismo, bianco e nero, male e bene. La scelta definitiva spetta sempre e comunque alla nostra coscienza.