I modi e i tempi di formazione della famiglia sono molto cambiati negli ultimi anni. I dati Istat più recenti mostrano che la famiglia costituita da una coppia con figli conviventi rappresenta ormai circa un terzo di tutte le famiglie (a dispetto della rappresentazione tipica delle famiglie italiane composte da madre, padre e due figli che sono meno del 15% del totale). Nella stessa proporzione abbiamo i nuclei composti da una sola persona, aumentati più di tre volte e mezzo nell’arco degli ultimi quarant’anni. Nella maggioranza dei casi si tratta, come è intuitivo pensare, di vedovi ma anche giovani adulti che decidono di posticipare o di non costituire una coppia, oppure adulti dopo una separazione. In ogni caso, vivere soli sotto un tetto non significa necessariamente non avere un legame affettivo stabile: le tecnologie della comunicazione e il sistema di trasporti oggi permettono di vivere un rapporto a distanza in modo più agevole di un tempo.
Chi decide, invece, di metter su casa con qualcun altro, lo fa oggi seguendo tempi e traiettorie comunque mutati. Innanzitutto, la costituzione di una nuova famiglia non per forza è suggellata da un matrimonio: le convivenze sono più che raddoppiate in dieci anni e rappresentano oggi quasi il 9% di tutte le coppie.
Nel nostro Paese esse sono spesso vissute come periodo di prova prematrimoniale più che come scelta di vita definitiva; ma, di certo, solo trent’anni fa era rarissimo che un matrimonio fosse preceduto da una convivenza, mentre oggi non soltanto è frequente (uno su tre), ma è anche meno stigmatizzato socialmente.
L’altro grande elemento di cambiamento rispetto al passato è la maggiore instabilità coniugale. Negli ultimi vent’anni, le separazioni sono aumentate di circa il 75% arrivando a 91.706 nel 2015; i divorzi sono raddoppiati fino al 2014 (pari a più di 52 mila) per subire un ulteriore incremento del 57% subito dopo l’introduzione del c.d. divorzio breve.
L’instabilità coniugale contribuisce a sua volta alla variabilità delle strutture familiari, sfociando nella creazione di nuclei unipersonali, monogenitoriali, oppure in nuove coppie, con o senza figli nati dalle precedenti unioni. I secondi matrimoni sono molto più frequenti di un tempo, e così pure le convivenze tra persone in precedenza separate.
Infine, il radicamento del fenomeno migratorio, il diffondersi dei ricongiungimenti familiari e delle coppie miste contribuiscono a rendere ancora più articolato il quadro contemporaneo.
Tutti questi cambiamenti potrebbero essere spiegabili nei termini della Seconda Transizione Demografica, che pone alla base delle trasformazioni in atto la diffusione di valori post-materialisti, quali l’individualismo e l’auto-realizzazione, capaci di ostacolare la diffusione di forme familiari più vincolanti. A dar man forte a queste linee interpretative è una letteratura sociologica che, già dalla fine dell’Ottocento, mostra una certa ansia verso il “declino della famiglia”, ovvero il venir meno dei valori e dei vincoli di solidarietà tradizionali alla luce di un indebolimento dei legami di intimità e della cultura del consumo.
Quando pensiamo ad una nuova famiglia che si crea l'immagine che spontaneamente ci appare è quella di due unità che si uniscono. Trascuriamo completamente che, dietro quelle due entità, ci sono altre due famiglie, due mondi con idee, valori, aspettative, bisogni, stili di vita, tra cui non sempre è facile trovare un accordo e raggiungere un equilibrio.
Accade spesso invece che i partner, in uno o più periodi della vita di coppia, si trovino ad affrontare problemi con almeno una delle due famiglie di provenienza. In alcuni casi per tutta la vita le intromissioni e l'invadenza dell’ex partner-o della suocera- sono considerati il problema principale della nuova famiglia.
Quando almeno uno dei due partner non è mentalmente separato dalla famiglia di origine e mantiene un legame simbiotico con l’altra non riesce a unirsi in modo sano e funzionale in una relazione e fa sentire il nuovo partner escluso e trascurato.
E' vero che ognuno di noi porta con sé un bagaglio di valori, bisogni, modi di agire e aspettative che provengono dalla propria storia familiare. Alcune volte proviamo a disfarcene completamente tentando di agire in modo diverso dai nostri genitori. In altri, invece, aderiamo completamente al modello familiare ricevuto abbandonando completamente l'idea di realizzare qualcosa di inedito con il partner. Consideriamo la famiglia d'origine l'esempio da seguire soltanto perché si regge su modi di agire che conosciamo e consideriamo i migliori.
Spesso, senza rendercene conto, rimaniamo legati ad aspetti della nostra storia familiare non funzionali soltanto perché rappresentano modalità per noi note: sono lo spazio di comfort nel quale sino a quel momento ci siamo sentiti protetti. Dobbiamo invece imparare ad assumerci la responsabilità di guardare a fondo nel nostro bagaglio per riorganizzare con consapevolezza e capacità critica il nostro passato.
Costruire una coppia e poi una famiglia significa invece compiere un atto di coraggio, pensare ad una nuova squadra e provare ad avere fiducia nei nuovi compagni della stessa.
La famiglia, qualunque connotato essa abbia, non può essere un campo di battaglia: è un nuovo nucleo che porta con sé qualcosa delle proprie origini integrandolo con qualcosa di nuovo. È certamente di più della mera somma dei suoi componenti.
Quando si verificano dei problemi familiari non c'è dunque un "colpevole" verso il quale puntare il dito ma un complesso di relazioni che si sono strutturate nel corso del tempo. Forse dovremmo provare un po' tutti ad interrogarci su quali sono le responsabilità - sempre condivise - di ciascuna delle parti coinvolte.