Il tempo è la sostanza di cui si compone la nostra vita e nella quale ogni nostra esperienza si incasella, come in un mosaico. Non possiamo vedere o toccare le ore, i minuti e i giorni, tuttavia percepiamo inequivocabilmente il passaggio del tempo e adattiamo il nostro comportamento di conseguenza. Assodato ciò, aggiungiamo anche che la percezione del tempo non è univoca, ma cambia secondo diversi fattori (alcuni legati all’età anagrafica, altri indipendenti da essa).
Esiste una forte relazione fra l’età e il tempo: è stato dimostrato, e ognuno lo può constatare, che per gli adulti lo scorrere dei minuti, delle ore e degli anni sembra più veloce di quanto lo sia per i giovani. Questo fenomeno, definito “effetto telescopio”, è una distorsione percettiva naturale, che si accentua con l’avanzare dell’età e fa vedere più vicini nel tempo gli eventi del passato remoto e più lontani gli avvenimenti del passato recente. In questo contesto, le persone anziane mostrano più memoria per gli avvenimenti lontani che essi percepiscono come vicini (ricordandone spesso anche i dettagli più piccoli) mentre i giovani, avendo meno esperienze di vita, considerano il tempo che li separa da un avvenimento imminente molto più lontano di quanto in realtà non sia.
È stato dimostrato che queste differenze nella percezione del tempo, fra individui che hanno la stessa età, potrebbero differire secondo i diversi parametri fisiologici i processi cognitivi individuali, nonché, a livello pratico, dalle esperienze di vita e dalla routine.
È anche vero, al netto di evidenze scientifiche e di parametri anagrafici, che ogni persona impiega il proprio tempo nel modo che ritiene più opportuno e più consono alla propria personalità e ai propri desideri. Quindi, non essendoci nulla di più soggettivo dell’uso che facciamo di ore e minuti che compongono una giornata, ogni percezione del tempo è per definizione soggettiva, perciò possiamo asserire che il tempo soggettivo quasi mai coincide con quello oggettivo.
E naturalmente tutto ciò è influenzato dalle circostanze nelle quali ci si trova: in una situazione piacevole e rilassata la durata del tempo sembra molto minore, mentre in situazioni di stress o di ansia il tempo ci risulta infinito. Secondo un gruppo di ricercatori portoghesi è la dopamina (ormone legato agli eventi piacevoli) ad avere un ruolo chiave sulla nostra percezione del tempo.
Un’altra considerazione riguarda il rapporto fra percezione del tempo e utilizzo di strumenti tecnologici: ad esempio, l’idea di guadagnare del tempo pagando una bolletta tramite un’app a volte è solo una percezione distorta; il tempo “tecnologico” trascorre ugualmente ma, potremmo dire, la rete con i suoi propri ritmi non ci dà il tempo di accorgercene. Il contesto ambientale e le abitudini di vita condizionano quindi la percezione del tempo; una vita fitta di impegni può essere fonte di stress per la “mancanza di tempo cronica” e ha, come effetto collaterale, quella che definiremmo una intolleranza per l’attesa: non si ha più la pazienza di aspettare un autobus, fare la fila, ecc.
Ecco allora la necessità di iniziare a sperimentare un modo nuovo di vivere il tempo: godere dell’attimo, assaporare i momenti belli con gli amici, ritagliarsi del tempo per sé stessi e cominciare a pensare che è la calma o l’assenza di fretta il modo migliore per gustarci il tempo e la vita.