Alcune persone tendono a comportarsi, all’interno della vita di coppia, come dei veri e propri detective: ogni gesto e ogni movimento del partner sono controllati e analizzati in cerca di rassicurazioni; ogni messaggio, ogni telefonata, ogni espressione e ogni parola vengono interrogati in cerca di una conferma che stia andando tutto bene, che non ci siano possibili tradimenti o abbandoni all’orizzonte.
Alcune persone possono essere “ipervigili” per natura o sulla scorta delle proprie passate relazioni, altre possono diventarlo in seguito a un tradimento del partner o a una sua bugia: sia quel che sia, questo regime di sorveglianza tende a creare, nel tempo, vere e proprie realtà parallele.
Sì, perché quando l’esigenza di rassicurazione sfocia in un controllo totale, piano piano la lettura dei segnali dell’altro tende a farsi sempre meno oggettiva: si leggono, in poche parole, significati inesistenti e si lascia che questi prendano il sopravvento sulla ragione.
Lo psicologo Tyan Dayton, che si è occupato del tema dell’ipervigilanza nei suoi studi, descrive questo stato come una “angoscia continua” che si autoalimenta. Ogni gesto del partner viene confrontato, secondo Dayton, con quelli che si sono osservati in altre persone del passato: questo dà adito, spesse volte, a conclusioni errate che possono però impattare negativamente sulla vita di coppia alimentando discussioni e liti.
Facciamo un esempio: se in passato una persona ha vissuto un tradimento da parte di un ex partner e vede il proprio attuale compagno/a ricevere molti messaggi sul cellulare, potrebbe istintivamente correlare questa condizione a un tradimento in atto. Il sillogismo, apparentemente corretto, è in realtà distorto perché lo stesso gesto, in condizioni diverse, può non significare la stessa cosa.
È qui, a parlare, la “lingua della paura” e non quella della realtà. Purtroppo, anche quando una persona ipervigile cerca di dominarsi e di non lasciar trapelare il suo disagio, vive in realtà una tensione continua che non può certo portare serenità all’interno della coppia. I pensieri negativi portano a stati di tristezza o a scatti d’ira di fatto incomprensibili al partner che non ritiene di aver fatto nulla per provocarli.
L’ipervigilanza è un segnale che andrebbe riconosciuto, compreso e superato per ottenere una vita di coppia più serena. Spesso però questa condizione viene erroneamente normalizzata: per alcune persone sembra normale che il partner controlli, ad esempio, i messaggi ricevuti sul proprio telefono; taluni considerano la gelosia un segnale di amore; talaltri credono che un certo genere biologico (maschile o femminile) sia, anzi debba essere, portato per natura all’ipervigilanza.
Una vita di coppia serena, però, dovrebbe nutrirsi di realtà e non di illusioni e di serenità, non di paure. Per iniziare a combattere l’ipervigilanza nelle relazioni è perciò necessario, in primis, riconoscere che non si tratta di uno stato naturale ma del sintomo di un problema da risolvere.