Essere messi in panchina, cioè fuori dal campo di gioco ma in perenne attesa di entrarvi, è l’incubo dei giocatori di calcio, ma non solo. A essere messo in panchina puoi essere anche tu, quando una persona che ti interessa continua a “stuzzicarti” senza però volerti fare entrare veramente nella sua vita. È questo ciò che gli utenti dei social chiamano benching: un nuovo modo blandamente manipolatorio di gestire i contatti sociali al tempo di internet.
Come si comporta chi fa benching? È semplice: quando una persona gli piace ma non abbastanza non fa nessun passo concreto verso di lei, ma si limita a “girarle attorno” tenendola continuamente sulla corda in modo da non perdere la sua attenzione. Nel frattempo, magari, continua a guardarsi intorno e a flirtare con altre persone.
Questo blando e inconcludente corteggiare avviene offline, ma trova il suo completamento ideale nel mondo del web: mantenere acceso l’interesse significa infatti, soprattutto per i più giovani, inviare alla persona in oggetto dei “like strategici” in modo da farle credere di essere perennemente osservata, oggetto d’interesse. Anche i messaggi giocano un ruolo importante in questa forma di manipolazione. Di concreto, però, poco e niente.
Il punto è che quando ci si accorge del benching di solito è passato un bel po’ di tempo, un tempo magari denso di sogni e di aspettative: per questo anche chi ha più pelo sullo stomaco potrebbe cascare in questo semplice quanto efficace trabocchetto.
Ecco perciò quattro semplici consigli che possono aiutarci a capire il prima possibile se una persona ci sta facendo benching:
Ti manda sempre il buongiorno e la buonanotte, ma quando si tratta di organizzare un’uscita sorgono sempre problemi tanto fumosi quanto insormontabili: questo è il segnale principale che l’altra persona sta facendo benching.
Chi è davvero interessato, nonostante una vita molto attiva, trova sempre il tempo di contattarci; questo non vale ovviamente per chi fa benching, cioè finge un interesse che non prova realmente. Se vi scrive solo quando “può” e questa condizione è piuttosto rara, probabilmente non è così interessato/a.
Quando parliamo di benching parliamo di una forma, seppur blanda, di manipolazione. Il primo effetto che si vede quando si cade in trappola è un senso di competizione con il resto del mondo. Chi fa benching vi convince di essere in una situazione sentimentale complicata, in un costante “vorrei ma non posso” che vi spinge senza nemmeno accorgervene a mettervi a confronto con tutte le altre persone che lo contornano.
Nel benching sono contemplate anche le pause, che però non sono mai definitive: al primo momento di noia il “bencher” tornerà, e non certo con migliori intenzioni rispetto al passato. Il punto è che nessuno merita di essere per gli altri soltanto un trastullo momentaneo: tutti meritiamo sincerità e serietà.
In virtù di quanto abbiamo detto, è importante tagliare la corda non appena ci si rende conto di essere oggetto di benching: portare avanti relazioni reali o virtuali che non causano nessun piacere ma anzi rischiano di rivelarsi frustranti e svilenti non è una buona idea.