• Feed
  • Magazine
  • Online ora
  • Ricerca
  • Email
  • Chat
  • Visite
  • Voti
  • Amici
  • Lista nera
  • Nuovi iscritti
  • Ultimi accessi

  • Accesso Aree Riservate
  • Mia Area
  • Aree altri utenti

  • Mio Profilo
  • I miei post
  • La mia scheda
  • Mie foto pubbliche
  • Mie foto riservate
  • Mio partner ideale
  • Miei avvisi
  • Mio account

  •  
  • Condividi Nirvam
  • Esci


  • Contattaci
    Consigli utili
    Condizioni d'uso
    Privacy Policy
    Cookie Policy

Chiudi
Annulla Confermo
Notifiche ai Post
    La storia del tatuaggio: dal mondo antico al boom contemporaneo
    In Italia i primi studi di tatuatori nascono negli anni ‘70 e ‘80, ma la cultura del tatuaggio come oggi la intendiamo è solo l’ultimo stadio di una storia millenaria che ha radici in ogni angolo del mondo.

    Quando nel ‘700 i marinai europei esplorano le isole del Pacifico si imbattono in una pratica culturale a loro sconosciuta: il tatuaggio. Ma questa tecnica di decorazione del corpo, in Europa  dimenticata da tempo, non è mai stata appannaggio di un solo popolo, anzi, in tempi antichi era diffusa in tutto il mondo. Una delle mummie più antiche d’Europa, trovata sul confine italo-austriaco e risalente all’età del rame, era infatti tatuata: stiamo parlando di Otzi (5300 a.C), esposto attualmente in un museo di Bolzano. I tatuaggi di Otzi erano molto semplici: linee tracciate con una punta affilata sulla pelle e tinte con polvere di carbone. Secondo gli scienziati, che hanno notato degenerazioni ossee in corrispondenza dei tatuaggi, il loro scopo era terapeutico. Probabilmente gli uomini pensavano di poter assorbire, tatuandosi, delle sostanze curative (il carbone stesso o altro). 

    Link sponsorizzato

    Nelle civiltà antiche il tatuaggio era utilizzato un po’ ovunque anche a scopo votivo: si tatuavano gli antichi egizi, i celti, i britanni… i romani invece, per gran parte della loro storia, non hanno utilizzato questo mezzo di espressione. A diffonderlo, sorprendentemente, sarebbero stati i cristiani, che si tatuavano la croce sulla fronte per ostentare la propria fede. Una testimonianza eloquente di questo è data dalla necessità per un antico papa, Adriano, di abolire esplicitamente i tatuaggi (787 d.C.). 

    Nel Medioevo, in Europa, i tatuaggi non sono più in uso, se non in via del tutto eccezionale e per uno scopo puramente pratico: sembra che i primi crociati si tatuassero (una croce, neanche a dirlo) in modo da poter essere riconosciuti come cristiani se uccisi in battaglia e spogliati dei loro averi: in questo modo avrebbero potuto sperare in una degna sepoltura religiosa, anche nella peggiore delle sorti. Anche i criminali erano tatuati, o meglio, marchiati per essere riconosciuti. 

    Il tatuaggio, per gran parte della storia umana, è stato una pratica dolorosissima: l’incisione della pelle, lungi dall’essere praticata con i sottili e precisi aghi di oggi, corrispondeva a una vera e propria ferita, un taglio ottenuto con lame di pietra, di osso, di conchiglie sagomate (era così ad esempio a Samoa). Tatuarsi richiedeva, insomma, parecchia forza di sopportazione e per questo, in tante culture extraeuropee, rappresentava una prova di forza. A Samoa era diffuso un tipico tatuaggio total-body chiamato Pe’a che richiedeva cinque giorni e molto dolore per essere eseguito. Arrivare fino in fondo senza un lamento era un’impresa e chi riusciva era festeggiato dalla comunità. 

    Link sponsorizzato

    Oltre che come prova di forza in alcune culture il tatuaggio era utilizzato come segno distintivo della persona. In Nuova Zelanda è ancora oggi diffuso un tipico tatuaggio chiamato Moko che per molto tempo è stato utilizzato dalla popolazione locale come una sorta di firma: sotto i trattati le persone non scrivevano il proprio nome, ma disegnavano una replica del proprio Moko. 

    I tatuaggi giapponesi, oggi apprezzatissimi, hanno un’origine curiosa: sembra che si siano diffusi come un segno di ribellione ad antiche leggi che vietavano alle persone di basso rango di portare kimoni decorati. Non è un caso che la Yakuza, la mafia giapponese, abbia sempre utilizzato con abbondanza i tatuaggi, anche in versione “total body”. Simboli che oggi vediamo tatuati spesso come ad esempio la carpa nascono proprio in questo contesto: il pesce era un simbolo di forza e perseveranza. 

    La storia del tatuaggio moderno comincia nel 1891, quando l’americano Samuel O'Reilly brevetta la prima macchinetta elettrica per i tatuaggi: da allora non occorse più recarsi presso gli artisti tradizionali sparsi qua e là per il mondo e anche gli europei reimpararono a tatuare. La pratica iniziò a essere molto meno dolorosa e quindi si diffuse maggiormente, anche se non subito fu accettata dalla borghesia occidentale. 

    Ancora negli anni ‘20 del ‘900 le persone tatuate erano attrazioni da Circo Barnum e venivano esposte come curiosità al pubblico pagante. Per il resto, a tatuarsi in quell’Occidente di un secolo fa erano solo gli sbandati e gli esclusi: i marinai che entravano in contatto con culture diverse e le assorbivano, e magari una volta tornati in patria si facevano notare per le loro stranezze, la propensione all’alcool, la vita sregolata; per non parlare dei criminali, un’altra categoria da sempre rigettata dalla società e da sempre sensibile alle “prove di forza” rappresentate dai tatuaggi. 

    Link sponsorizzato

    Dobbiamo aspettare gli anni ‘70 e ‘80 perché giovani ribelli come i punk e i bikers recuperino un marchio d’infamia, come ormai era pensato il tatuaggio, e lo rendano una vera e propria moda. Oggi il tatuaggio è così diffuso da non essere più considerato un atto di ribellione, ma una semplice decorazione del corpo. Questa decorazione può essere fatta secondo stili diversi, attinti dalle culture tradizionali sopravvissute (maori, giapponese…) o dalle “scuole” euro-americane dell’ultimo secolo (old school, realistico…). Il significato del disegno è molto personale e smette di seguire un vocabolario condiviso, e ciò è una rappresentazione dell’individualismo della società dei consumi, dove ogni persona fa storia a sé.

    ARTICOLO GIORNO
    PRECEDENTE
    ARTICOLO GIORNO
    SUCCESSIVO
    RACCOMANDATI PER TE
    Perché la matematica è così difficile per molti?
    Che cos'è la Fear Of Starting Over, ovvero la paura di ricominciare
    Come prendercela meno quando gli altri ci feriscono


     Commenti (2)
    Accedi o Registrati per inserire commenti e valutazioni.
    Replica:
    Per piacere inserisci un commento
    Grazie per aver immmesso il tuo commento!
    Il commento verrà validato dai moderatori e poi pubblicato
    1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Lupin9818 colgo l'occasione per chiedere però che significato possono avere quei tatuaggi che rendono solo nera la pelle senza rappresentare alcun disegno. Grazie
    2. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
      Ho sempre considerato il tatuaggio come un atto tribale tipico di civiltà orientali con significato perlopiù esoterico. Questo sarà stato dovuto al fatto che la prima volta che vidi un tatuaggio fu quando, da bambina, mia mamma fu invitata a un matrimonio di una coppia di indiani e la sposa, oltre a fare indossare il sari, alle invitate offriva ad ognuno di loro un magnifico tatuaggio che nella loro tradizione è benaugurante . Ricordo che il tatuaggio consisteva in una specie di ricamo sulle mani che le faceva apparire coperte da guantini di pizzo. Meraviglioso!
    Grazie per aver immmesso il tuo commento!
    Il commento verrà validato dai moderatori e poi pubblicato
    Vai ad inizio pagina