Ogni società umana si distingue dalle altre per una varietà di fattori: la dieta, i rapporti familiari, le tradizioni e le lingue, il rapporto con il potere… ma anche i divieti, le proibizioni e i tabù sono fattori distintivi. Ogni comunità umana ha delle regole interne, e per ogni regola ci sono delle motivazioni (a volte perse nelle nebbie del tempo) e delle voglie di trasgressione. Paese che vai, vizi che trovi.
La considerazione dei vizi e del loro peso sociale cambia in rapporto alle diverse comunità: per il cristianesimo, infatti, esistono i sette peccati capitali i quali però, nonostante il nome altisonante, non sono troppo temuti né condannati. Un superbo o un goloso, insomma, sono guardati abbastanza bonariamente pur non essendo buoni esempi di comportamento. Nella cultura buddhista il vizio è condannato come un “veleno” per la mente e il fedele ha il dovere morale di liberarsene, ma anche qui non c’è un particolare stigma sociale. Nel mondo musulmano, al contrario, i vizi sono meno tollerati: non a caso il Ramadan è una tradizione seguita in tutto il mondo e il suo fine altro non è che allenare il credente a resistere alle tentazioni peccaminose. Cosa sia vizio e cosa no è davvero molto relativo. L’approccio a un vizio come quello del bere, ad esempio, è completamente diverso a seconda delle varie culture: per alcune (come la nostra, in origine) l’ebbrezza ha addirittura qualcosa di sacro, per altre (come per l’Islam) l’alcool non va mai toccato.
Ma tra i vizi e i veri e propri tabù c’è un abisso. Chiamiamo tabù i comportamenti che, al contrario dei semplici vizi, scatenano orrore nelle comunità e vanno evitati pena l’allontanamento dal gruppo. Nelle società arcaiche, isolate tra loro e dedite alla lotta contro l’ambiente ostile, tale allontanamento equivaleva a una condanna a morte. La consapevolezza della gravità associata alla rottura dei tabù è tale che in alcuni gruppi il reo, suggestionato dal senso di colpa, si autopuniva spontaneamente.
Uno tra i principali tabù dell’umanità, l’incesto, è in molti Paesi proibito dalla legge e può comportare pene severe: si tratta di uno dei divieti cardine della società occidentale e ancor oggi suscita grande riprovazione. Lo prendiamo ad esempio perché è descritto molto bene da una grande opera letteraria: l’Edipo Re di Sofocle (V secolo a.C). Nel testo il giovane Edipo, abbandonato quando era ancora in culla, si trova senza saperlo a uccidere il proprio padre e a sposare la madre. Il suo gesto provoca una terribile epidemia nella città che egli governa. Il re, scoperto il crimine di cui si è macchiato, si acceca per autopunirsi e si allontana dal regno vagando come un mendicante. Abbiamo quindi la descrizione di un peccato terribile (anche se non consapevole) che mette a rischio la sopravvivenza della comunità, suscita nel reo un terribile senso di colpa e lo induce a punirsi severamente.
Anche qui, però, paese che vai, tabù che trovi. O, per meglio dire, punizione che trovi. Nella maggior parte delle comunità antiche l’omosessualità era considerata un comportamento grave, ma non era sempre punita. In occidente i cosiddetti “sodomiti” meritavano secondo la religione cristiana un posto all’inferno, ma non sono mai stati davvero perseguitati; in Medio Oriente amare una persona dello stesso comportava (e a volte comporta tuttora) la pena di morte. In molte culture tradizionali l’adulterio comportava la pena di morte (e ancora oggi è visto negativamente) mentre per la tribù dei Koryac della Kamchatka tradire il partner non comporta alcuno stigma.
Anche i tabù alimentari sono diversi: il cannibalismo è in quasi tutte le culture storiche un enorme peccato (non in tutte, sembra), ma anche mangiare la carne di maiale per i musulmani è qualcosa di rivoltante, come noi difficilmente possiamo capire. Possiamo dire in conclusione che i principali tabù sono presenti in tutta l’umanità, ma non hanno sempre la stessa gravità e non vengono sempre condannati. Ecco perché è importante, se si vuole davvero comprendere una persona proveniente da una cultura diversa, studiare l’approccio ai vizi e ai tabù di quella cultura, pena il fraintendimento totale.