John Gottman annovera, tra le regole d’oro per una coppia felice, la promozione dei compromessi nel risolvere i problemi risolvibili. Infatti, secondo le ricerche del celebre psicologo e consulente matrimoniale, le coppie che hanno il 92,7% di probabilità di arrivare al divorzio “sono quelle che presentano caratteristiche quali: il criticare, il difendersi, il fare muro contro muro, lo sminuire l’altro”. Giungere ad un compromesso nella relazione di coppia vuol dire trovare una strada diversa da quella che ci suggerisce la contrapposizione e non è proprio semplice.
Quando si è in due l’esito del compromesso, inteso come mediazione, è quello di concedere qualcosa allo scopo di trovare un accordo di convivenza. Il problema insorge quando questo qualcosa che concediamo va a coincidere con parti di noi, ovvero aspetti identitari e vitali del nostro essere. Il risultato, a lungo andare, è quello di sentirsi danneggiati, screditati nel proprio valore e nelle cose che si ritengono importanti. In questi casi la coppia non è più il luogo dove sperimentare benessere e senso di appartenenza ma è il luogo della rinuncia e della privazione. È da qui che nascono i risentimenti, il senso di frustrazione, la rabbia.
Utilizzare il compromesso vuol dire gestire e superare un conflitto considerando le diversità come risorse di crescita nella vita di coppia. Anche nel più forte e duraturo dei rapporti si possono verificare dei momenti di tensione che, se non gestiti opportunamente, possono portare all’insorgere di insormontabili problemi. Ecco perché è importante non solo accettare il disaccordo, ma anche cercare di mantenere un buon livello di comunicazione di coppia, evitando di cadere nella trappola della prepotenza, del giudizio, della rabbia.
Le basi per il raggiungimento di un compromesso nella relazione di coppia sono date dall’ascolto attivo e dall’empatia, questo perché la conoscenza e la profonda comprensione reciproca aiutano ad accettarsi l’un l’altro con pregi e difetti. Per sperimentare una critica costruttivista è necessario sospendere i giudizi negativi e svalutanti nei confronti del partner, accettare il suo punto di vista, seppur per noi imperfetto, e fare osservazioni che mirino esclusivamente al problema. Il giudizio produce reazioni di difesa, di resistenza, di rifiuto, invece l’osservazione si limita al contenuto, a descrivere ciò che accade, ecco perché è utile anche imparare a fare domande al partner per chiarire bene quale è il suo pensiero e l’emozione che si cela dietro.
Questo ci porterà di conseguenza ad esprimere apertamente i nostri bisogni ed è allora che nella relazione comunicativa si passerà dalla formulazione di pretese alla formulazione di richieste. Così, da un lato, ci sarà un partner che esprimerà chiaramente ciò che sente, ciò di cui ha bisogno e, dall’altra, un partner che riceverà con empatia le osservazioni, le emozioni, i bisogni e le richieste dell’altro.
Il compromesso nella relazione di coppia non si raggiunge combattendo ostinatamente nel tentativo di far cambiare idea al proprio partner o nella speranza che ceda. Il compromesso giunge naturalmente quando ascoltiamo, a cuore aperto, l’altro. Potremmo anche scoprire che siamo noi pronti a voler cedere.
La chiave, allora, consiste nel recuperare questo termine e guardarlo in una prospettiva diversa: compromesso in un rapporto non può significare mettere in un cassetto parti di sé ma, piuttosto, sentire la necessità di raggiungere l'altro tirando fuori aspetti celati e inibiti. Esso dovrebbe essere opportunità e non negazione e appiattimento.
In questi termini, il partner è uno stimolo a tirare fuori nuove risorse e competenze, a sciogliere nodi, ad aumentare la propria consapevolezza. Certo non è un percorso ideale, ma se teniamo a mente questo concetto e lo facciamo nostro, potremmo leggere e risolvere diversamente tutti quei momenti in cui ci sentiamo fagocitati nel rapporto, privati di ciò che siamo. Solo così l’amore, come asserisce il filosofo Erich Fromm, ci consentirà di superare quel “senso d’isolamento e di separazione”, permettendoci di conservare noi stessi, “la nostra integrità”. Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri restano e rimangono sempre due, pur essendo una coppia.