“To all who come to this happy place: Welcome. Disneyland is your land. Here age relives fond memories of the past, and here youth may savor the challenge and promise of the future. Disneyland is dedicated to the ideals, the dreams, and the hard facts that have created America, with the hope that it will be a source of joy and inspiration to all the world.” (“A tutti coloro che vengono in questo luogo felice: Benvenuti. Disneyland è la vostra terra. Qui l’età rivive i bei ricordi del passato, e qui i giovani possono assaporare le sfide e le promesse del futuro. Disneyland è dedicato agli ideali, ai sogni e ai fatti che hanno creato l’America, con la speranza che sarà una fonte di gioia e ispirazione per tutto il mondo”).
Recitava così Walt Disney nel discorso di apertura di Disneyland il 17 luglio 1955. Alle ore 14:00 il parco venne aperto, e la cerimonia d’inaugurazione di 90 minuti fu trasmessa in diretta televisiva sulla ABC, terzo investitore nel parco a tema. Si stima che 70 milioni di persone – in un paese di 165 milioni – si fossero sintonizzate a guardare l’inaugurazione co-presentata dall’attore, e futuro presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan.
Il concetto per Disneyland è nato mentre Walt Disney stava visitando Griffith Park, a Los Angeles, tra gli anni ’30 e gli anni ’40, con le sue figlie Diane e Sharon: mentre, seduto su una panchina, le osservava andare sulla giostra dei cavalli, si chiese perché nei parchi di divertimento di allora si dovessero divertire solo i bambini mentre gli adulti dovevano stare seduti a guardare, gli venne così l’idea di un luogo in cui gli adulti e i loro figli potessero andare a divertirsi insieme. La panchina su cui Disney era seduto quel giorno al Griffith Park venne infine acquistata dalla Disney ed è oggi possibile ammirarla, esposta a Disneyland, nella Opera House sulla Main Street USA.
L’ispirazione principale, quantomeno per quanto riguarda la struttura del parco con la Main Street che si conclude nella piazza antistante al castello, venne a Disney durante un viaggio in Sud America, e in particolare in Argentina negli anni ’40, dove avrebbe saputo della costruzione del parco República de los Niños, La Repubblica dei Bambini, iniziata nel 1949 e che venne infine inaugurato nel 1951 (quattro anni prima di Disneyland).
Il castello – in seguito simbolo del parco – avrebbe dovuto inizialmente essere collegato a Biancaneve, in cui appariva come disegno simile dal 1937, tuttavia la contemporanea lavorazione a La bella addormentata nel bosco portò infine a dargli il nome di “Castello della Bella Addormentata” (Sleeping Beauty Castle). Le linee del castello, sia nel parco che nei film – compreso il Castello di Cenerentola (Cinderella Castle) – traevano spunto da diversi castelli realmente esistenti, tra cui principalmente il Castello di Neuschwanstein, l’Alcázar di Segovia e il Castello di Moszna.
Nel 1939 Walt Disney chiese a due animatori del suo studio cinematografico di lavorare su un piano per un parco di divertimenti. La coppia trascorse sei settimane visitando parchi in tutto il Paese prima di redigere una proposta che includeva molti elementi che sarebbero finiti nel progetto Disneyland definitivo, tra cui un carosello, una passeggiata sulla Main Street, un treno che circondava il perimetro del parco e una giostra ispirata a Biancaneve.
L’avvento della Seconda guerra mondiale e le priorità dello studio misero però in pausa il progetto per molti anni. Il primo bozzetto documentato dei piani di Disney venne inviato come promemoria allo scenografo Dick Kelsey il 31 agosto 1948, dove veniva chiamato “Mickey Mouse Park” e l’idea era quello di un parco adiacente agli studi della Disney di Burbank.
Nel 1952 il piano si era espanso in una proposta di parco divertimenti da 1,5 milioni di dollari che aveva presentato ai funzionari di Burbank. Il consiglio comunale respinse la proposta ma Disney prese il rifiuto come una battuta d’arresto fortunata dato che, ormai, i suoi sogni per un parco a tema avevano superato lo spazio disponibile a Burbank. Dopo una lunga selezione, la scelta del terreno per edificare il parco cadde su un aranceto ad Anaheim di 160 acri con 12.000 alberi, a 22 miglia a sud di Los Angeles. Prima che suo fratello Roy si recasse a New York per ottenere un prestito di 9 milioni di dollari, Disney chiese all’artista Herb Ryman di dedicare un fine settimana a disegnare una bozza di Disneyland dai 4 a 6 piedi per persuadere i banchieri a finanziare il progetto. Una seconda fonte di finanziamento venne dalla rete televisiva ABC, che offrì 5 milioni in prestiti e investimenti se Disney avesse accettato di produrre e presentare uno show televisivo settimanale di un’ora chiamato “Disneyland”. L’accordo consentì alla Disney di presentare il parco al pubblico televisivo, in particolare ai bambini.
Quando il parco aprì le sue porte, molte delle pubblicizzate attrazioni erano in realtà ancora chiuse o in costruzione; in alcuni punti del parco, inoltre, la vernice era ancora fresca, tanto che alcuni operai ancora stavano terminando di ridipingere degli oggetti. Nel tardo pomeriggio, una fuga di gas costrinse alla chiusura anticipata alcune land del parco, costringendo quindi gli ospiti ad ammassarsi in spazi ancora più ridotti. I giornali dell’epoca riportarono di come fu disorganizzato il tutto e stroncarono subito il parco tanto amato e voluto da Disney, definendolo come un “vero incubo” e gli stessi manager della Disney negli anni seguenti si sarebbero riferiti al giorno dell’inaugurazione come al “Black Sunday”.
Il giorno successivo, il 18 luglio, il parco fu ufficialmente aperto al pubblico, che attendeva con ansia fuori dai cancelli già da notte fonda. Il biglietto numero uno fu acquistato da Roy Disney, fratello di Walt.
I visitatori arrivarono a frotte e il parco riscosse subito un notevole successo, permettendo in breve tempo a Walt Disney di riscattare le ipoteche sulla casa ricevute per finanziare la costruzione del parco, costato all’epoca 17 milioni di dollari. Nel giro di due mesi, il parco aveva accolto il suo milionesimo visitatore. Per il suo primo anniversario, la presenza era stata di 3.642.597 milioni di visitatori.
Negli ultimi sessant’anni Disneyland si è espanso, ha cambiato il suo nome in Disneyland Park e ha accolto più di 700 milioni di “ospiti” (secondo le regole Disney li si deve chiamare così, non “visitatori”). Disneyland si è imposto come modello per i parchi divertimenti di tutto il mondo e nonostante l’apertura di altri parchi Disney in Florida, a Tokyo, a Hong Kong, a Parigi (nel 2016 ne aprirà uno a Shanghai) resta uno dei parchi più visitati al mondo.
Nonostante i molti problemi che Disneyland ebbe il giorno della sua inaugurazione, il Los Angeles Times racconta che ci si accorse comunque che Disney e Walt Disney avevano appena realizzato qualcosa di innovativo: la pulizia, la cura del dettaglio paesaggistico e architettonico erano senza precedenti, e così anche l’idea di raccontare una storia e offrire un mondo, anziché un semplice gruppo di attrazioni. Quel parco fu anche il primo a capire l’importanza dei bambini: la maggior parte dei luna park guardava agli adolescenti e agli adulti, offrendo esperienze “adrenaliniche”. Disney capì che i bambini erano un importante target e che per conquistarli non serviva solo l’adrenalina, ma la fascinazione.
Quel 17 luglio del 1955 Walt Disney non si accorse dei guai: era impegnato in una lunga diretta che il canale televisivo ABC stava dedicando all’inaugurazione. Fu informato dei problemi il giorno dopo, quando il parco fu ufficialmente aperto al pubblico. «Era furioso», scrive il Los Angeles Times, riportando le parole di un collaboratore di Walt Disney: «Fece un finimondo. Ma nel giro di un mese risolse ogni problema». In seguito Disney decise anche di invitare nuovamente gli ospiti del 17 luglio, per mostrargli com’era davvero quello che ABC definì “Il più affascinante regno del mondo”.