Quando si sente parlare di binomio bisogno-desiderio in amore, il pensiero più comune è che il primo termine sia negativo e il secondo positivo.
In un certo senso desiderare di trovare l'amore, piuttosto che averne bisogno, appare come una forma di anelito più elevata e consapevole. Ma l'amore è entrambe le cose: un bisogno fisico e spirituale (sentirsi connessi, ascoltati, protetti) e anche un desiderio ideale (avere accanto un'anima affine, trovare occasioni di crescita, formare una famiglia, realizzare il proprio istinto creativo). Non è vero quindi che il bisogno e il desiderio siano nettamente separati su un piano di valori. Di fatto si può vivere benissimo senza amore, ma non per questo è un male sentirne il bisogno.
La trappola arriva quando il bisogno assume i contorni dell'ossessione e della dipendenza; quando, cioè, va soddisfatto continuamente e il prima possibile pena la caduta nell'angoscia e nello sconforto. D'altra parte, credere di poter vivere la ricerca dell'amore come un semplice desiderio intellettuale è poco realistico e anzi svaluta le radici profonde, terrigne e intimamente umane dell'abitudine naturale a ricercare un partner.
Dire che si ha bisogno di amore, insomma, a patto di non cadere nell'eccesso, non deve essere una vergogna. Anche se dobbiamo essere pronti all'autosufficienza e all'indipendenza, soprattutto in una società caotica come la nostra, dall'altra parte la nostra natura umana evolutiva ci spinge a cercare dei compagni, che siano amici o che siano partner, perché la verità più profonda e radicata nella nostra biologia è: sì, abbiamo bisogno degli altri, non solo semplice desiderio di stare con loro.
Anziché, allora, mettere in contrasto bisogno e desiderio, vediamo come il bisogno stesso può essere "nobilitato", trovando una sintesi tra i due termini: