Negli ultimi anni il movimento internazionale “Fridays for future”, nato dalla protesta solitaria della giovanissima svedese Greta Thunberg, ha scosso l’opinione pubblica portando alla ribalta il tema dell’ambientalismo e il ruolo dei giovani (in particolare delle ragazze) nella necessaria rivoluzione green. Ma è bene sapere che prima di Greta, un’altra giovane donna di tanti anni fa si mise contro tutto e tutti chiedendo a gran voce un maggiore rispetto dell’ambiente. Si chiamava Rachel Carson ed era una biologa americana. È stata una delle prime a intuire i pericoli associati all’impatto dell’uomo sull’ambiente, in un’epoca in cui ancora non se ne parlava.
Rachel Carson nacque nel 1907 in una fattoria della Pensilvanya e visse, fino agli anni del college, in un ambiente bucolico. Amava profondamente la natura e da essa traeva ispirazione per dei racconti, che furono pubblicati su autorevoli riviste quando era ancora una bambina. Per questo, e per gli ottimi voti che prendeva a scuola, i genitori la mandarono a studiare in città, convinti che sarebbe diventata una scrittrice.
L’impatto con la metropoli fu un vero shock per Rachel, la quale iniziò presto a dire – e scrivere – che il progresso era una gran cosa, certo, ma minacciava di distruggere l’ambiente. Le generazioni future avrebbero pagato il prezzo dei veleni prodotti dalla modernità. Nessuno le credeva, all’epoca, e tutti la giudicavano stramba, eccentrica, se non proprio pazza. La parola inquinamento era allora sconosciuta, praticamente inesistente sui dizionari. Lei, invece, ne parlava come un problema serio. Oggi sappiamo che aveva ragione.
Carson si rese conto molto presto di avere una missione e per questo decise di studiare biologia. Era una vera “secchiona” e dopo essersi laureata con lode e aver preso una specializzazione in zoologia iniziò a occuparsi di divulgazione: una Piero Angela del suo tempo, in questo caso a mezzo radio. Nei suoi programmi cercava di educare la gente al rispetto della fauna marina (un altro tema che ha affrontato in anticipo sui tempi).
La vita di Rachel Carson fu costellata di successi dal punto di vista professionale: nel 1936 fu la seconda donna ad essere assunta a tempo indeterminato nel Dipartimento Statunitense per la Pesca come biologa marina; i suoi libri sulla natura, poco apprezzati dal pubblico ma encomiati dalla critica, sono ancora oggi in catalogo presso importanti case editrici.
Negli anni ‘50 il suo intuito la pone di nuovo in anticipo sui tempi: inizia una feroce battaglia contro i pesticidi, avendone intuito il potenziale dannoso. All’epoca nessuno sospettava che l’utilizzo di tali sostanze potesse essere pericoloso sia per l’ambiente che per le persone. Tutto lo sforzo teorico di questa battaglia è racchiuso nel libro del ‘62 Silent spring (pubblicato in Italia col titolo “Primavera silenziosa”), una lucida previsione sull’effetto deleterio del DDT. Proprio grazie a questo libro nascono negli USA i primi gruppi ambientalisti, la cui voce troverà una buona cassa di risonanza nel nascente movimento Hippie.
Rachel Carson morì nel ‘64, dunque non vide mai i risultati del suo lavoro a livello di opinione pubblica. Aveva avuto una vita densa e ricca di successi, che però si erano fermati all’ambiente ristretto degli addetti ai lavori e poco più. Ancor oggi è praticamente sconosciuta, eppure le dobbiamo molto. Fu una dei primi veri ambientalisti della storia ed è soprattutto grazie al suo lavoro che il DDT fu messo fuori legge, nel 1972.
È stata definita “un’idealista coi piedi per terra” perché ha saputo unire un talento visionario, come era il suo, a una lucida capacità argomentativa che fa sì che i suoi studi “pionieristici” siano ancor oggi utili e molto seguiti. Non ci resta che ringraziarla per la sua opera!