Oggi parliamo del contatto visivo, delle sue diverse tipologie e della sua interpretazione. Gli sguardi raccontano, a volte, molto di più delle parole! Il tentativo di creare un “vocabolario degli occhi” ha il suo interesse, dunque, anche se possiamo stare tranquilli: tutti noi siamo naturalmente portati a decodificare gli sguardi, solo che lo facciamo a livello istintivo e non razionale. Il contatto oculare, il modo in cui viene agito e interpretato sono di responsabilità dell’amigdala, un organo del cervello che serve anche a regolare le emozioni.
Vi è mai capitato di pensare che una persona “vi guarda male”? Probabilmente non riuscite a spiegare razionalmente il come e il perché, ma grazie all’amigdala avete già ricevuto e interpretato un’informazione realmente presente nel tipo di sguardo che vi è stato rivolto. Chiaramente si può anche sbagliare interpretazione, come in tutte le forme di comunicazione verbale e non verbale. Qui torna utile studiare e classificare gli sguardi per riconoscerli.
Uno dei fattori principali per l’interpretazione dello sguardo è la sua durata. Una persona può avere con voi contatti visivi molto brevi, e in questo caso sta chiaramente evitando lo sguardo, oppure più lunghi del normale, quando vi accorgete che qualcuno vi sta “fissando”. Lo sguardo evitante è spesso legato a una insicurezza della persona e a sentimenti di imbarazzo, diffidenza e stanchezza, mentre chi “fissa” assume una posizione dominante, quasi intimidatoria, all’interno della relazione. È interessante notare che nel corso della seduzione lo sguardo attua una dinamica alternata tra questi due poli: di solito una persona interessata a voi vi fissa per un certo tempo, poi abbassa lo sguardo e riprende a fissarvi. Questo è un comportamento istintivo e naturale: è un ottimo indicatore delle emozioni, proprio perché solo in rari casi viene pilotato dalla mente cosciente.
Restando nel campo dell’attrazione romantica, anche le palpebre e il loro movimento hanno una loro eloquenza. Sbattere le palpebre spesso (circa 10 volte al minuto) è un indicatore di attrazione. Normalmente gli esperti riconducono questo movimento, quando è ripetuto in modo veloce e continuo, a un certo grado di insicurezza: ciò è coerente con le dinamiche dell’innamoramento, nelle quali insieme all’eccitazione c’è sempre un certo grado di imbarazzo. È confermato dalle ricerche sul comportamento che un leader che sbatte continuamente le palpebre è giudicato poco affidabile dai sottoposti, mentre quando si tratta di uomini e donne innamorati la musica naturalmente cambia.
Quando gli innamorati si incontrano, magari per un primo appuntamento, tendono a mantenere contatti visivi più lunghi del normale. Quando si è in un certo grado di intimità, lo sguardo corrisponde spesso al grado di interesse che si prova per un certo discorso. Di solito due amici o due colleghi che discutono si guardano il 30% del tempo, ma se il discorso è tra due innamorati la percentuale sale. Un’eccezione importante riguarda le persone neurodiverse (gli autistici in particolare) che tendono a evitare costantemente lo sguardo: queste persone, per la loro struttura mentale, tendono a sentirsi eccessivamente stimolate dal contatto visivo e hanno bisogno di guardare da un’altra parte per concentrarsi.
Il modo in cui si gestisce lo sguardo dipende anche dalla cultura di appartenenza. I giapponesi, ad esempio, credono che guardare negli occhi una persona significhi mancarle di rispetto; perciò tendono a evitare lo sguardo delle persone che considerano al di sopra di loro. Ben diverso è in occidente e in medio oriente: nelle nostre culture chi distoglie lo sguardo appare poco interessato o addirittura maleducato!