Con l’aumento della consapevolezza sulle minoranze sessuali e dell’inclusione degli orientamenti diversi da quello etero si è registrato in alcune persone, soprattutto donne, un particolare fenomeno social: l’eteropessimismo, cioè l’insoddisfazione per la propria eterosessualità. Alcune ragazze, tra il serio e il faceto, si raccontano su Facebook o Instagram lamentandosi del proprio orientamento, giudicato “noioso”, e chiedendosi come mai non possano essere, invece, omosessuali o queer.
Secondo gli esperti di relazioni, vista la prevalenza di donne coinvolte, è possibile che il fenomeno sia in parte un’evoluzione della ben più antica e documentata sfiducia verso il genere maschile, la quale si è sempre nutrita di chiacchiere tra amiche e ora esplode in forma di meme, senza per questo perdere la propria natura.
Infatti Ana Seresin, colei che ha coniato il termine eteropessimismo, l’ha definito come “una forma di rimpianto, imbarazzo o mancanza di speranza nei confronti dell’esperienza etero”. Questa speranza che manca viene attribuita in parte all’idea che essere “solo” etero sia poco interessante, in parte però anche a una profonda sfiducia nei confronti dell’altro sesso. Spesso l’eteropessimismo si nutre di una serie di pregiudizi sull’uomo, etichettato in diversi meme circolanti sui social addirittura come “spazzatura”.
Ecco che le coppie etero, sui social, sono diventate argomento di numerosi “meme” e battute dissacranti che possono far ridere qualcuno, ma possono far sentire qualcun altro un po’ sbagliato. Anche se questo fenomeno resta confinato nella sfera del superficiale, come prodotto di una “macchina dell’ironia” che vive solo sui social e tocca poi poco della vita vera delle persone, non c’è molto da rallegrarsi.
L’eteropessimismo è davvero un atteggiamento riduttivo e potenzialmente pericoloso, perché rischia di alimentare discriminazioni e auto-discriminazioni dall’una e dall’altra parte e non fa il gioco della sana collaborazione tra gli orientamenti e i generi, che sarebbe obiettivo importante da desiderare.
Inoltre, nonostante l’apparenza, l’eteropessimismo finisce ancora una volta per svalutare la minoranza queer, che passa come una “moda” a cui conformarsi o no, e perciò non dà a chi si identifica con questo aggettivo la sua sacrosanta dignità. Ecco perché l’eteropessimismo fa male a tutti, etero e non. Come qualsiasi altra forma di pregiudizio, anche questo è basato su stereotipi e giudizi sbagliati, senza un fondamento logico o scientifico. Tutti dovrebbero essere trattati con rispetto e dignità, indipendentemente dal loro orientamento, e quest’ultimo non dovrebbe mai essere né svalutato né tantomeno idealizzato. E anche l’ironia, pur vitale per il funzionamento di ogni società, dovrebbe essere sottoposta da chi ne fruisce a una visione critica, soprattutto quando rilanciata su ogni mezzo digitale senza giudizio.