Non tutti apprezzano l’arte astratta, preferendole opere più “classiche” e intellegibili. Eppure, stando a quanto afferma una nuova neuroscienza, la neuroestetica, le opere di Pollock, come quelle di Kandinski o Klee, sono una vera goduria per il nostro cervello.
Molti sono gli artisti astratti del ‘900 passati alla storia, ma Jackson Pollock vanta una produzione davvero particolare. Spesso le sue opere nascevano da un’improvvisazione corporea che consisteva nel lanciare il colore sulla tela (tecnica del dripping) in modo da avere il totale controllo sul proprio gesto ma decisamente meno influenza sul risultato finale. L’artista affermava che il suo agire era dettato dalle emozioni che provava in quel momento (ascoltando una musica o esplorando un ricordo) e che la tela avrebbe aiutato a “imprigionare” e diffondere quelle stesse sensazioni. Le opere di Pollock, proprio per la tecnica con cui sono realizzate, possono apparire caotiche e disordinate, o anche incomprensibili.
Ma la reazione del cervello di fronte a opere astratte come quelle di Pollock è molto interessante! Il primo sentimento che si prova a contatto con i suoi quadri è certamente la frustrazione. Il nostro cervello è costruito per creare schemi e l’arte astratta spesso non ne ha, o se ne ha sono poco intellegibili. Ma è talmente alta la propensione degli esseri umani a individuare i “perché” e i “come” che dopo qualche secondo di osservazione il cervello si mette in moto ed elabora i suoi propri schemi, sforzandosi di trovare il significato del quadro (e spesso riuscendoci, a modo proprio). Questo sforzo, che potremmo definire assolutamente creativo, è fonte di godimento per la nostra psiche profonda.
Secondo uno studio pubblicato nel 2014 dai ricercatori dell’università di Gerusalemme, l’arte astratta ha il potere di liberare la mente dalla realtà quotidiana. Anche Semir Zeki, padre della neuroestetica, afferma che le opere astrattiste e impressioniste stimolano la mente e in particolare l’amigdala, la parte del cervello deputata al controllo delle emozioni. Si potrebbe quindi affermare che la visione di opere astratte è una sorta di allenamento per il cervello, poiché stimola tanto il pensiero laterale quanto la componente emozionale.
Le opere d’arte classiche sono piacevoli per il cervello perché immediatamente decodificabili e facilmente collegabili con elementi della realtà. L’arte astratta è più difficile da questo punto di vista ma, come la scienza non ha mancato di affermare, possiede una potenzialità di stimolazione cognitiva non meno importante. Sottoporre ogni tanto il cervello a delle sfide più o meno complesse è un ottimo modo per mantenerci giovani dal punto di vista mentale. Coltivare la capacità di ragionare astrattamente ci consente di trovare soluzioni migliori anche ai problemi di tutti i giorni.