L’anniversario – o, più comunemente, festa – della Liberazione è una delle ricorrenze più importanti e più sentite della Repubblica Italiana. Il 2023 è il settantasettesimo anno dalla sua introduzione: infatti la festa si celebrò per la prima volta già nel 1946, appena dopo la fine della guerra, su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. La sua ufficializzazione come festa nazionale arrivò nel 1949, insieme alla festa della Repubblica che si celebra il 2 giugno.
Ma che cosa ricorda la data del 25 aprile? Quel giorno, nell’anno 1945, il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia) decretò l’insurrezione generale di tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. In quel momento, infatti, la liberazione dell’Italia non era ancora conclusa, nonostante gli Alleati stessero risalendo con successo la Penisola. La giornata del 25 aprile rappresentò l’acme dello sforzo dei movimenti partigiani, che con un ultimo grande impeto collettivo riuscirono a riprendere in mano le regioni del Nord prima dell’arrivo degli Alleati. Quel giorno, inoltre, segnò la presa del potere ufficiale da parte del Comitato di Liberazione Nazionale “quale delegato del governo italiano” prima che il Paese riguadagnasse l’unità.
La festa del 25 aprile ricorda, quindi, il fondamentale contributo delle formazioni partigiane alla liberazione del Paese dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.
Purtroppo, se feste come quella del 2 giugno mettono d’accordo (quasi) tutti, sulle celebrazioni per la Liberazione gravano ogni anno parecchie polemiche. Molti italiani affermano di non riconoscersi in questa festa, definita spesso come “superata” o, in maniera decisamente impropria, “da comunisti” (ricordiamo che le brigate partigiane appartenevano a diversi colori politici e che il primo a stabilire la festa fu un dirigente democristiano). Qualcun altro nega che i movimenti partigiani abbiano avuto un effettivo ruolo nella risoluzione del conflitto, cosa anche questa in gran parte falsa. Insomma, il 25 aprile ci ricorda, ogni anno, che il nostro Paese non ha mai veramente fatto pace con il suo passato fascista, da qualcuno rimpianto, da qualcun altro agitato in modo anche strumentale come uno spauracchio.
Molti osservatori attendono con curiosità il discorso che sarà pronunciato oggi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo la recente scivolata di La Russa sui fatti di via Rasella (per cui il presidente del Senato ha dovuto chiedere scusa). Tanto più che il PD ha riscaldato i toni già da quando, a inizio mese, Schlein ha giudicato le parole del senatore “inaccettabili” e ha annunciato un 25 aprile di “mobilitazione per non permettere a nessuno di riscrivere la Storia”. Ulteriore testimonianza del fatto che il passato, da noi, è sempre meno passato di quanto non si creda, da tutte le parti.