Come molti sanno, gli incubi non sono un’invenzione moderna ma accompagnano le notti dell’umanità fin dai tempi più antichi. La parola “incubo” deriva dal latino “incubus”, ossia colui “che sta sopra”: si credeva infatti che i brutti sogni nascessero quando uno spirito maligno saltava materialmente sul petto di una persona che dormiva e addirittura la “violentava” mentre era incosciente. È probabile che i latini spiegassero in questo modo la particolare sensazione di oppressione al petto che si avverte quando si ha un sonno agitato per aver digerito male la cena!
Ma l’idea mitologica dell’incubo (demone maschile che tormentava le donne) o del succubo (il suo equivalente femminile che attaccava gli uomini) non nasce nell’antica Roma: l’equivalente greco, del tutto simile, si chiamava Efialte, ed esistevano anche demoni molto simili già presso i Sumeri, come Irdu Lili, maschio, e Lilith, femmina.
L’incubo come spiritello cattivo che schiaccia i dormienti è stato rappresentato in un capolavoro dell’arte moderna, l’Incubo del pittore svizzero Johann Heinrich Füssli. Nel quadro, dipinto a tinte fosche, si può vedere una donna riversa su un letto; sul suo petto, pesante, grava un demone a metà tra un nano, un vecchio e una scimmia; sullo sfondo appare, dietro a una tenda, un cavallo nero: è il brutto sogno generato dallo spirito.
Fin dall’antichità si è cercato un rimedio per gli incubi, queste presenze tanto fastidiose responsabili di un sonno poco riposante. L’autore romano Plinio il vecchio suggeriva rimedi stravaganti come piatti a base di cavolo o massaggi con decotto di serpente, chiaramente inutili. In altre parti d’Europa andavano di moda, tra il Medioevo e l’età moderna, piccoli “feticci” realizzati con rametti di legno da appendere accanto al letto, simili nel concetto agli “acchiappasogni” degli indiani d’America. Ma oggi?
La verità è che nemmeno con tutta la nostra scienza siamo ancora capaci di intervenire sui sogni, né su quelli piacevoli né su quelli spiacevoli. I nostri medici consigliano, al massimo, di intervenire adottando una sana routine del sonno. Evitare attività eccitanti (come il lavoro e lo sport) prima di andare a letto, tenersi leggeri con il pasto serale, creare un ambiente confortevole in camera da letto e adottare orari fissi sono ad oggi i migliori metodi che abbiamo per contrastare gli incubi notturni.
Se ci accorgiamo che la persona che dorme accanto a noi sta avendo un incubo, magari perché si agita o grida, non dovremmo svegliarla. Secondo gli esperti, questo comportamento non la aiuterebbe e rischierebbe anzi di precipitarla nuovamente nel brutto sogno una volta riaddormentata. Essere svegliati nel mezzo di un incubo potrebbe enfatizzare l’ansia collegata a questo brutto momento.
Per fortuna i sogni brutti esistono, ma non sono pericolosi. Anzi, secondo gli esperti, si “autolimitano”, per cui non c’è nulla da preoccuparsi. Se ci fa sentire meglio, possiamo visualizzare nella nostra mente il demone cattivo della tradizione antica e prendercela con lui!