È stato confermato ufficialmente da Copernicus (servizio europeo sui cambiamenti climatici) che lo scorso luglio è stato il mese più caldo mai registrato. In particolare si è riscontrata una media più alta di 0,7 gradi centigradi rispetto ai dati degli ultimi trent’anni, che diventa un +1,5 se si considerano le misurazioni più vecchie, di 150-200 anni fa.
Questo è un fatto, anche se la percezione individuale potrebbe indurre a ritenerlo falso. Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, almeno in Italia, le temperature sono state decisamente più fresche rispetto alla media, e lo stesso è avvenuto a giugno: eppure non basta leggere il termometro della propria casa per avere un quadro realistico del clima del nostro pianeta.
Ci sono stati, a luglio 2023, dei veri e propri picchi storici per quanto riguarda il calore: mentre nel Nord Italia pioveva e grandinava, in Sardegna si sono toccati i 48 gradi, in Sicilia 47, in Cina 52 (!), in Algeria 49.
Eppure, mai come oggi, il tema del riscaldamento globale è fonte di accese discussioni tra i cittadini italiani, spaccati tra chi ritiene che sia un problema urgente e chi lo ritiene una “costruzione giornalistica”. Un recente sondaggio conferma che il 34,7% dei nostri concittadini ritiene l’allarme sul clima francamente esagerato. Un 25,5% evoca le alluvioni che si sono succedute nel 2023 come conferma che in realtà la tropicalizzazione e la desertificazione del nostro territorio non stiano avvenendo, al contrario.
A essere convinti che il riscaldamento globale non esista sono “solo” il 16,2% degli italiani. La percentuale sale di circa due punti se consideriamo la sola popolazione anziana, meno propensa a credere ai dati sul clima, e coloro che hanno una bassa scolarizzazione.
Indagando tra le pieghe dei recenti sondaggi, è piuttosto semplice individuare il motivo di questa spaccatura nelle opinioni dei nostri connazionali. Molti di quelli che ritengono che l’allarme sul clima sia esagerato sono anche preoccupati di come la transizione ecologica potrebbe impattare sulla loro vita.
Il 33,4% della popolazione, infatti, esprime il timore che il passaggio all’economia green possa rivelarsi poco sostenibile per le casse dello stato e i portafogli individuali. La paura di dover rinunciare a standard di vita ormai consolidati si fa strada in un Paese che già soffre di molti problemi, con un alto debito pubblico. In realtà gli esperti sono positivi su questo punto: la transizione ecologica, anziché rivelarsi costosa e insostenibile, potrebbe creare migliaia di nuovi posti di lavoro e condurre l’Italia verso un nuovo sviluppo.
Insomma quello che emerge dai dati che vi abbiamo riportato, diffusi recentemente da ANSA, sembra essere uno scenario preoccupante dal punto di vista del clima e della salute del pianeta, molto meno per quanto riguarda le casse dello stato e i portafogli dei cittadini.