Perché d’estate i divorzi sono più frequenti? Perché in questa stagione si registra un numero maggiore di violenze, stupri e aggressioni? Perché si consumano più sostanze illecite? È possibile che ci siano altre cause oltre al periodo di vacanza in cui molti si trovano?
Secondo John Simister della University of London, quando si dice che “il caldo dà alla testa” si sta pronunciando una frase corretta dal punto di vista scientifico. Sarebbe proprio il caldo, infatti, una delle cause scatenanti dei problemi sopraccitati.
Il cervello, infatti, è un organo come tutti gli altri. Per funzionare ha bisogno di una gran quantità di glucosio, cioè di energia, che attinge dalle “riserve” del corpo. Quando il corpo è impegnato in sforzi che sperperano molta energia per lunghi periodi di tempo il cervello tende a essere sottoalimentato. Nella stagione estiva, quando fa parecchio caldo, gran parte del glucosio assimilato dal corpo viene speso per mantenere stabile la temperatura corporea e il cervello riceve meno energia, portandoci alla familiare sensazione di svogliatezza, affaticamento o anche confusione e nebbia cerebrale.
Inoltre, quando fa caldo il corpo produce quantità maggiori di due ormoni “attivanti”: adrenalina e testosterone. Questi ormoni sono correlati a un aumento dell’aggressività.
Se poi aggiungiamo a questi dati anche parametri ambientali e sociali come appunto il clima vacanziero, responsabile di una certa disinibizione, o la possibilità di stare più a lungo in contatto con la propria cerchia sociale per via dell’assenza dal lavoro, creiamo un mix potenzialmente esplosivo.
Questi dati, ovviamente, spiegano solo il perché in estate gli eccessi e i crimini siano più frequenti. È ovvio che chi non ha intenzione di procurare del male agli altri, chi ha ricevuto una buona educazione e ha un buon livello di autocontrollo, chi è empatico e ha rispetto per il prossimo non farà mai qualcosa di sbagliato solo perché è in vacanza e ha caldo.
Senza poi arrivare a parlare di azioni che toccano l’ambito penale, possiamo riconoscere che molte persone quando fa caldo hanno la sensazione di essere “in tilt”. D’altra parte anche le nostre apparecchiature elettroniche quando sono surriscaldate fanno fatica a funzionare. Sapere quali sono gli effetti del caldo sulla psiche è utile per elaborare le giuste contromisure, senza incolparsi perché, ad esempio, si fa fatica a concentrarsi mentre il termometro supera i 35 gradi.
Ricordiamo tra l’altro che quando si supera la temperatura di 35 gradi celsius nell’ambiente di lavoro è considerato legittimo richiedere la cassa integrazione: infatti il nostro ordinamento riconosce il legame tra il caldo e l’inefficienza lavorativa, tra il caldo e i rischi per la salute mentale e fisica. Lavorare in condizioni di alta temperatura può provocare anche un maggiore rischio di incidenti, visto che la mente fatica a coordinare il corpo in modo efficace.