Il cervello umano e le sue caratteristiche non smettono mai di stupire, e man mano che la ricerca procede scopriamo sempre di più su come funzioniamo. Oggi, in particolare, riferiremo di uno studio statunitense che parte da una domanda semplice dalla risposta complicata: una persona, quando dorme, è veramente impermeabile al mondo esterno, chiusa in sé stessa, oppure interagisce con ciò che ha intorno?
Molte persone, durante il sonno, si muovono (o come i sonnambuli addirittura camminano) o parlano. Un classico scherzo da campeggio consiste proprio nel tentare di dialogare con una persona immersa in un sonno profondo. Ma è veramente possibile interagire con una persona che sta dormendo? Secondo alcuni scienziati, sì.
La professoressa Karen Konkoly, già autrice di studi sui sogni lucidi, ha riunito un gruppo di 36 volontari per tentare una sessione di dialogo “tra sperimentatori e sognatori”. I selezionati hanno scelto di sottoporsi a sessioni nelle quali, una volta raggiunta la fase REM, gli scienziati tentavano di interagire con loro in più modi.
I ricercatori hanno utilizzato la tecnica dell’elettroencefalografia per scoprire quando i “sognatori” erano entrati in fase REM e a quel punto hanno utilizzato dei particolari segnali uditivi, studiati per essere rilevati dal cervello dei dormienti senza tuttavia rischiare di svegliarli. Sono poi state usate tecniche di segnalazione motoria, in cui si incoraggiavano i partecipanti a muovere gli occhi in modo particolare per rispondere “sì” o “no” alle domande.
La grande sfida nel parlare con una persona che dorme sta infatti proprio nella possibilità che quest’ultima risponda in modo chiaro e coerente.
Ovviamente gli scienziati non sono riusciti a creare una vera e propria comunicazione fluida con i volontari, ciononostante alcuni di loro si sono dimostrati effettivamente in grado di rispondere alle domande con il movimento degli occhi, mentre il loro cervello era addormentato.
Questa ricerca rappresenta un interessante primo passo verso esperimenti ulteriori, che dovrebbero coinvolgere più partecipanti per essere considerati davvero significativi. La suggestiva ipotesi che sembra aprirsi è che in realtà durante il sonno non siamo completamente annebbiati ma conserviamo in parte la capacità di interagire con ciò che ci circonda, capire ciò che ci viene detto e rispondere a stimoli complessi.
Lo studio di Konkoly, pubblicato sulla rivista Current Biology, ha dei tratti innovativi ma le idee che esprime non sono nuove. Sono diversi decenni che gli scienziati studiano la possibilità che gli individui comunichino anche durante il sonno, anche se questa ipotesi si presenta davvero ostica da dimostrare fattivamente. Studiosi come Stephen La Berges, colui che ha dimostrato l’esistenza dei sogni lucidi, già quarant’anni fa proponevano la possibilità che fosse possibile comunicare durante la fase REM, e prima ancora di lui ne aveva scritto lo psicologo Charles Tart negli anni ’60.